TRENTO … “Christkindlmarkt” (Antonella Giroldini)

Città tipicamente mitteleuropea, punto d’incontro delle culture italiana e tedesca, Trento viene spesso definita come “la prima città italiana dopo il Brennero”.
Proprio per questo motivo ha assorbito, nei secoli, tradizioni di entrambe le culture.  La più importante e conosciuta è il “Christkindlmarkt”, le cui origini risalgono addirittura al secolo XIV in Germania con i cosiddetti “Mercatini di San Nicola”, che inizialmente erano l’unica occasione dell’anno per acquistare gli addobbi natalizi.
Il primo documento che attesta un mercato di Natale è datato 1434 e riporta il nome di “Striezelmarkt” (mercato degli Striezel, dolce tipico tedesco) che ha avuto luogo a Dresda, il lunedì precedente il Natale.
Più tardi, durante la Riforma protestante, il nome fu ribattezzato “Christkindlmarkt” .

 

 

Anche quest’anno su due piazze: Piazza Fiera e Piazza Cesare Battisti dal 18 novembre 2017 al 6 gennaio 2018, dalle 10 alle 19.30. Chiuso il giorno di Natale. Il 26 dicembre 2017 e il 1 gennaio 2018 il Mercatino sarà aperto dalle 12.00 alle 19.30.
L’8 dicembre, in occasione della Notte bianca, il Mercatino chiuderà alle 23.00. Il 9 e 10 dicembre alle 20.30.

 

Lago di Albano (Antonella Giroldini)

Il lago di Albano, chiamato anche lago di Castegandolfo, si trova nel Parco dei Castelli Romani, a sud di Roma, ed è di origine vulcanica come il lago di Nemi da cui dista solo pochi chilometri in linea d’aria.

Il lago è noto per la sua bellezza; facilmente raggiungibile da Roma è immerso nel verde con molte zone ricche di boschi. È vicinissimo a note località dei Castelli Romani come Castel Gandolfo, che lo sovrasta specchiandosi nelle sue acque, e poco più lontani Marino e Rocca di Papa (a nord) e Albano, Ariccia e Genzano di Roma (a sud, lungo il percorso dell’Appia Nuova).

La zona è una delle mete preferite per le famose “gite fuori porta” dei romani; è ben collegata con Roma grazie alla via Appia e a tutti gli altri paesi dei Castelli con la panoramica Via dei Laghi che, unendo Velletri a Ciampino, passa sul versante nord del lago.

Abbiamo già citato i paesi in prossimità del lago di Albano che meritano tutti di essere visitati perché ricchi di punti d’interesse turistici, eventi ricorrenti ed anche per le loro specialità culinarie che vengono servite in moltissimi tipici ristoranti, osterie, agriturismo e fraschette. Per chi vuole fare attività fisica tutta l’area è anche ricca di percorsi per piacevolissime passeggiate che permetteranno di ammirare panorami unici veramente spettacolari.

Sulla superficie del lago è possibile praticare la vela e la canoa (alcuni circoli nautici sono presenti sul lungolago in direzione di Castegandolfo); sulle sue rive sono presenti anche vari stabilimenti balneari sorti negli ultimi anni in prossimità delle spiagge che si sono formate a causa del progressivo abbassamento del livello delle acque (oltre 3 mt).

 

MURI D’AUTORE SALERNO (Antonella Giroldini)

Tutto ha avuto inizio nell’ottobre 2014 quando Alice Pasquini, 34enne artista romana di rilevanza internazionale, realizzò a Salerno un’opera pittorica lungo la scalinata “dei Mutilati” che si snoda tra via Velia e piazza Principe Amedeo. Fu il primo di una lunga serie di murales che negli anni hanno avuto l’obiettivo di rendere un omaggio non convenzionale alla poetica di Alfonso Gatto, l’intellettuale salernitano scomparso in un incidente stradale 40 anni fa.

La Fondazione Alfonso Gatto, presieduta dal nipote del poeta, Filippo Trotta, con la direzione artistica “senza portafogli” di GreenPino, alias Pino Roscigno, hanno avuto il merito indiscusso di portare, come si diceva una volta in segno di ribellione, “la fantasia al potere”. E dai versi di Gatto si sono “allargati” a quelli dei maggiori poeti contemporanei, da Alda Merini, Dylan Thomas, Paul Eluard, Salvatore Quasimodo fino a Totò, Massimo Troisi e Salvatore Di Giacomo.

I muri sono diventati così enormi lavagne a cielo aperto, “muri d’autore”, in cui la poesia si materializza in attrazione turistica. E fa fare pace a tanti studenti con l’ingenerosamente odiosa letteratura italiana. Prima i fogliettini con i versi di Gatto, e non solo, attaccati ai muri sbrecciati del vicolo della Neve, la caratteristica stradina del centro storico più volte cantata dal poeta, poi l’intervento più massiccio di creatività sulle pareti di vico San Bonosio, dove ha trovato casa la Fondazione Gatto. Fino a quello che è stato il compimento di un vero e proprio percorso di “street art”, che ha visto coinvolti, a titolo assolutamente gratuito, una trentina di writers, tra i più celebrati e contesi. Eccolo il rione dimenticato delle Fornelle, l’altra immagine di Salerno che vuole essere europea, tornato a nuova vita attraverso il rincorrere dei versi arzigogolati con lo spray da un muro all’altro.

Ci sono voluti quasi otto mesi per affrescarlo così. Ci hanno lavorato duro Greenpino, Valeriano Forte e tutti gli altri artisti, compreso Mario Carotenuto, l’ultranovantenne pittore orgoglio di Salerno e grande amico di Alfonso Gatto. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, specialmente degli abitanti delle Fornelle che adesso parlano del loro quartiere gonfiandosi il petto. E ora? Cosa succede? «Abbiamo tante altre idee in programma – dice Roscigno – ma tutto dipende dalla possibilità di intercettare piccoli fondi per poter continuare». «Vorremmo lanciare un progetto Erasmus sui Muri d’autore – anticipa Filippo Trotta – favorire scambi culturali tra istituti che organizzano iniziative come la nostra in altri paesi europei». E poi ci dice in un orecchio quanto è costata finora tutta l’operazione Fornelle: «Tremila euro». Sì, avete capito bene, nella Campania dei grandi eventi, che battono cassa per fior di quattrini, c’è chi produce cultura, anche colorata, con i bruscolini. «Per giunta – aggiunge Trotta – si tratta di fondi privati, dalle istituzioni fino ad oggi non abbiamo ricevuto neanche un centesimo».

MALE’ (Antnella Giroldini)

Da terra di profonda religiosità a mecca del turismo invernale ed estivo. Una riconversione assai accentuata, che non ha però cancellato del tutto l’economia agricola, basata sui frutteti. E un melo intreccia i propri rami sullo stemma di Malè , il cui aspetto moderno è conseguenza di un incendio scoppiato nel 1892. Oggi, la località è un importante centro di villeggiatura estivo con le innumerevoli possibilità di passeggiate nei parchi Adamello – Brenta e dello Stelvio; nella stagione invernale possibilità di praticare lo sci di fondo ed escursioni con le racchette da neve.

MOSTRA MIRO’ ( Antonella Giroldini)

A partire dal 4 ottobre, nelle Sale Chiablese dei Musei Reali, SI è aperta al pubblico la straordinaria esposizione dedicata a uno dei massimi interpreti del Novecento, Joan Miró (Barcellona, 1893 – Palma di Maiorca, 1983). Per l’occasione saranno esposte 130 opere, quasi tutti olii di grande formato, provenienti dalla Fundació Pilar i Joan Miró a Maiorca, e capolavori come Femme au clair de lune (1966), Oiseaux (1973) e Femme dans la rue (1973).

Provengono dalla Fundacio Pilar i Joan Mirò di Maiorca, che grazie al prestito consente alla Città della Mole di ospitare la prima personale del pittore spagnolo.

La mostra, «Mirò. Sogno e colore», è promossa da Arthemisia, azienda leader nella produzione, organizzazione e allestimento di mostre, che conferma il suo rapporto privilegiato con Torino e con i suoi Musei Reali dopo il successo delle mostre di Tamara de Lempicka, Matisse e Toulouse-Lautrec. A presentarla oggi c’erano la direttrice dei Musei Reali, Enrica Pagella, che ha sottolineato la volontà di legare sempre di più i Musei alle grandi mostre per un percorso sempre più divulgativo, e il direttore della Fondazione, Francisco Copado Carraiero, che ha raccontato come le opere in mostra siano risalenti al periodo più felice dell’artista, dal 1956 al 1983, ovvero gli anni vissuti a Maiorca, dove Mirò morì.

 

CREATIVITA’ FANCIULLESCA

La mostra torinese immerge il visitatore nel mondo di Mirò e in quella fanciullesca creatività che caratterizzò la cosiddetta terza fase della sua vita, tutta vissuta tra le luci e le bellezze naturali della sua amata Maiorca. Oltre ai dipinti, sculture, disegni, libri illustrati, oggetti e materiali provenienti dai suoi atelier Taller Sert e Son Boter, sono infatti ricostruite le ambientazioni degli studi dove lavorava. «Un modo per capire un po’ di più le visioni di cui era capace questo artista – spiega Francisco Copado Carraiero – che leggeva la realtà che lo circondava attraverso il suo mondo onirico, soggettivo e magico. La sua arte, il suo stile hanno cambiato e segnato l’arte contemporanea per sempre».

A fare gli onori di casa oggi c’era anche l’assessore al Commercio e Turismo del Comune di Torino, Alberto Sacco, che ha sottolineato come la mostra sia il frutto di una sinergia tra Arthemisia, Regione Piemonte e Comune, «formula destinata ad essere usata sempre di più in futuro per mettere Torino in condizione di ospitare eventi culturali di grande appeal».

 

 

Orario apertura

lunedì 14.30 – 19.30

martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 9.30 – 19.30

giovedì 9.30 – 22.30