LA NINFA EGERIA (Antonella Giroldini)

Roma con le sue Fontane, i suoi acquedotti, le sue cisterne d’acqua sotterranee, il suo Tevere e i suoi laghi di origine vulcanica è intimamente legata all’acqua.

Non a caso, qui l’acqua viene venerata attraverso la figura misterica di una Ninfa dai poteri oscuri e incantatori: Egeria. Una fonte chiamata col suo nome, fa parte del Sentiero delle acque che attraversa il Bosco Sacro e del Ninfeo per raggiungere le sorgenti Marrane e il laghetto del Pioppeto. Oggi, in quel luogo, si trova proprio lo
stabilimento dell’acqua naturale a lei dedicata. Egeria veniva venerata insieme alle quattro Camene, anch’esse protettrici delle acque. La fonte dell’acqua si sarebbe formata dopo il pianto struggente della Ninfa per l’amor perduto.

Eccolo il libro di questo mese si intitola “Sirene tra luoghi e leggende”, scritto da Sophie Lamour con Prefazione di Marco Pepè ed edito da De Ferrari Editore.

L’ho scelto perché sin da piccola, come l’autrice del libro, ho amato “La sirenetta” di Andersen e soprattutto perché ho la curiosità di scoprire se anche l’Italia è terra di Sirene. Se anche nel nostro paese ci solo leggende legate a queste creature mitologiche.

compiendo questo viaggio tra le acque e la tradizione italiana cosa potresti scoprire di te?

La storia che ha reso famosa la ninfa Egeria inizia dal suo incontro con Numa Pompilio, di origini sabine, eletto Re di Roma alla scomparsa di Romolo. Il nuovo sovrano era noto per la sua conoscenza della legge divina e per la sua indole tutt’altro che bellicosa. Accettò di regnare soltanto dopo aver consultato gli aruspici divini ed aver ricevuto i giusti presagi. Rimasto vedovo, Numa prese l’abitudine di passeggiare da solo per i boschi che circondavano la capitale e lì incontrò Egeria.
Egeria si innamorò del Re, che la sposò, lasciandola tuttavia libera di vivere nella sua dimora boschiva. Spinta dal suo amore e dall’animo pacifico e giusto di lui, arrivò persino a condividere con Numa i misteri degli Dei e del mondo degli spiriti. Numa, ci racconta la leggenda, trascrisse gli insegnamenti della sua sposa, ma le tavole che custodivano tali segreti non furono mai ritrovate.  Alla morte del sovrano, che si spense alla veneranda età di ottanta anni, la Ninfa si disperò e vagò nei boschi in cui aveva passeggiato assieme al suo amato.  Gli dei ebbero pietà di lei e decisero di trasformarla in una fonte che divenne sacra. Alla fonte Egeria identificata con la sorgente presso Porta Capena venivano offerti sacrifici delle donne in dolce attesa per propiziare il parto…. Ancora oggi molte persone si riuniscono per venerare l’acqua come elemento divino e di divinazione.

I Luoghi della leggenda Nel cuore della capitale, al Parco della Caffarella, è possibile ripercorrere parte di questa bellissima storia. Il bosco sacro è situato vicino l’ingresso Appia Pignatelli. Notevolmente più piccolo di come appariva agli occhi di Numa, ha sicuramente conservato lo stesso fascino di un tempo. I sentieri da percorrere nel parco sono tantissimi, dalle rive dell’Almone passando per il Ninfeo di Egeria fino ad arrivare alla fonte vera e propria. La ninfa Egeria era adorata anche nei pressi del lago di Nemi, insieme a Diana. Un’altra versione del mito, infatti, racconta che fu proprio la Dea a trasformare la ninfa nella fonte, commossa dalla tristezza di Egeria.

Come possiamo entrare in contatto con la nostra parte divina? Con la nostra unicità?

Nel narrare questa leggenda voglio mettere l’accento sulla natura di Egeria che rappresenta un contatto tra gli uomini e gli Dei. Un giorno a contatto con la natura, immerso negli elementi naturali: acqua, aria, terra e fuoco può riportarci a contatto all’essenziale e alla nostra vera essenza. Per chi è a Roma un’esperienza potente potrebbe essere quella di andare a visitare i luoghi della leggenda.

Come viaggia il GEMELLI (Antonella Giroldini)

Gemelli (21 /05 – 20/06)

Un viaggiatore ingordo di vita ed esperienze!

Citazione: “Ognuno vada dove vuole andare ognuno invecchi come gli pare. Ma non raccontare a me cos’è la libertà – Francesco Guccini – Quattro Stracci.

Il Gemelli ha un’intelligenza veloce, pensa a mille cose al secondo, utilizzando contemporaneamente la ragione e l’intuito. Una mente aperta, che non concepisce giudizi e pregiudizi, un viaggiatore insaziabile e curioso.

I Gemelli sono famosi per la loro loquacità, amano intrufolarsi ovunque per scoprire cose nuove, avidi di conoscenza ed esperienze. Ma ci sono Gemelli e Gemelli: alcuni più solari e mondani, altri più inquieti, solitari e innamorati dell’avventura. Va da sé che i viaggi preferiti da questo segno non sono mai noiosi e scontati.

Per trovare la loro vacanza ideale non vi dovete dimenticare che questo segno adora le relazioni personali e far festa. Potrebbe dargli grande soddisfazioni la Liguria: dall’aperitivo sulla spiaggia alla passeggiata sui promontori in poco tempo. Mille paesaggi diversi che nutriranno l’anima e soddisferanno il vostro iperattivismo.

E voi vi sentite pronti a premere forte sull’acceleratore , come se doveste recuperare occasioni perse, opportunità sfumate , e amici che sembrano irraggiungibili?

Come Viaggia il TORO (Antonella Giroldini)

Toro (20 /04 – 20/05)

Viaggiare con tutti i sensi attivi!

Citazione: “Lascerò che sia il tempo a decidere chi sei per me. Lascerò all’istinto e dal buio tutto tornerà limpido” Laura Pasini e Kylie Minogue – Limpido.

Il Toro ama tutto ciò che è godimento dei sensi: il tocco, i profumi, i suoni armoniosi, il sapore, le immagini.

Tra gli obiettivi della sua esistenza c’è la soddisfazione costante di tutti i piaceri che la vita può offrire. È fisico, presente, spesso anche fantasioso, perché ogni pensiero va concretizzato, immagine e azione sono una cosa sola, non avrebbe senso fantasticare e basta”.

Un viaggiatore che ama essere circondato da oggetti semplici ma piacevoli, intento a godersi tutto il piacere che la vita può offrire. Ama godere del buono e del bello. Un tour enogastronomico in Toscana lo alletterebbe parecchio. Ascoltare una story-telling enologica assaporando la natura circostante è un ideale viaggio ideale per il Toro.

Se poi a questo uniamo un sito che sia anche meta termale troviamo la meta ideale per il Toro che ama essere coccolato e deliziato attraverso massaggi, immersioni in acqua sulfurea e saune. In Italia, le terme non mancano. Dal Trentino alla Sicilia è possibile scegliere il sito termale più adatto alle proprie esigenze.

E tu sei pronto a viaggiare con i cinque sensi all’ erta, vivendo e sentendo così a 360 gradi te stesso, i luoghi che stai visitando e l’esperienza di viaggio…. Perché conoscere con i sensi, abbandonando il filtro della mente consente di vivere appieno l’esperienza!

” MAI PIU’ SENZA TORINO (Antonella Giroldini)

Diario di due “extracomunitari” alla scoperta di Torino.

Ci si può inammorare di un luogo e/o di una città tanto da esserne richiamati irresistibilmente? Si può essere “ammaliati” tanto da eleggerlo a “posto dell’anima”? A me è accaduto! Ed il luogo del mio cuore, la mia affinità elettiva è Torino.

Il libro che vi presento questo mese è una speciale e originale guida di Torino, un libro che mi ha conquistato e che forse non avrei mai scelto se non fosse stato regalato dalla mia specialissima guida di Torino, un romano doc, trasferitosi per circa 10 anni nella prima capitale d’Italia.

Mai più senza Torino. Due «extracomunitari» molto speciali alla scoperta della città – Ed. LA STAMPA Espress

I due protagonisti, Jasmina Tesanovic, un artista attivista serba e Brace Sterling, un artista cyberpunk americano ci presentano la città. Questo libro è un po’ guida e un po’ diario, ma è soprattutto una raccolta di racconti sinceri, a volte divertenti a volte drammatici, altre volte grotteschi, altre ancora comici. 

Il modo in cui i nostri due globalisti vivono e visitano la città ci permette di sperimentare una modalità leggera e lenta del viaggio, libera dal programmato e dal previsto.

Un diario sui generis di una coppia insolita di «extracomunitari» famosi e privilegiati, che vivono a Torino e girano il mondo, seguendo una filosofia di vita che consente loro di essere felici e agili nel XXI secolo: essere globalisti, vivere senza patria, senza bagaglio, senza una madrelingua.

Questa lettura regala uno spaccato originale non solo su Torino ma su chi sono e come viaggiano i globalisti.  Ce lo raccontano bene i nostri due protagonisti: “… non siamo turisti a Torino, non siamo emigrati a Torino, ma siamo globalisti a Torino: cioè siamo mobili e, nonostante ciò, qui non abbiamo un’auto. …anche se Torino è la città della produzione delle macchine abbiamo deciso di non averne una. … non avere un’auto è come abbandonare un bagaglio troppo grosso. È un modo di fare la valigia del futuro alla Calvino: con leggerezza e precisione. Giriamo la città solo con i nostri corpi. Usiamo i tram, i bus, i treni…

Tram e bus in città sono pieni di veri torinesi: vecchi, studenti, operai, poveri ed emigrati che vogliono diventare autentici locali. Come globalisti che vivono nei bus e tram incontriamo il fior fiore di gente di Torino ed è uno dei rari posti dove si possono guardare i torinesi per mezz’ora di fila senza imbarazzo. Spesso e volentieri parliamo delle direzioni e dei biglietti con gli altri; …una volta però un tranviere ci ha scacciati al capolinea: ma cosa fate ancora seduti, non ho mica tutto il giorno da perdere! Ma noi abbiamo tutto il giorno da perdere! Ma noi abbiamo tutto il giorno da passare nei tram, non ci dispiace: al contrario! Per questo siamo molto infelici quando certi giorni i numeri dei bus cambiano e spariscono…. 

Come ha fatto il 56 a diventare 55 di domenica? Perché il metrò non va da nessuna parte che ci serva davvero? perché le tre stazioni Porta Nuova, Porta Susa e Dora non sono collegate bene? E alla fine: Torino è perseguitata dallo spettro del futuro chiamato Treno ad Alta Velocità. Come turisti ci piace l’idea; come torinesi, no; come globalisti sappiamo che porterà qui una massa di gente come noi…”

Bruce e Jasmina ci mostrano cosa può accadere nel lasciarsi disorientare dall’imprevisto e rapire dal fascino del luogo fino trasformare un appuntamento che sarebbe dovuto durare solo 15 giorni, “sarebbe diventato (ma all’epoca io non potevo saperlo) un autentico processo di “integrazione”. L’immersione totale e felice di un texano e di una serba nella torinesità. Ma a loro insaputa, il vecchio fascino torinese stava lavorando sodo che alla fine dell’anno di residenza Bruce e Jasmina si scoprirono affetti dal “mal di Torino”, un morbo meno noto del similare “mal d’Africa”, ma non meno fatale. Un morbo i cui i sintomi sono facilmente riconoscibili: citiamo, tra i tanti la tendenza, dovunque ci si trovi, a guardarsi intorno alla ricerca della Mole; le violente crisi di depressione che squassano il corpo e la mente dopo una settimana senza gianduiotti; l’irritabilità irrefrenabile allorché si viene sorpresi dalla pioggia in una città senza portici”. 

Scorrendo i loro racconti è quasi naturale entrare in modalità “viaggio/esploratore”. Per dirla con le parole di Gabriele Ferraris nella Prefazione: “non potrebbero mai essere pigri, vanno sempre fuori a vedere quello che Torino ha da dirti e da darti. Il nostro diario della città e nella città, di come è cambiata con noi: the city always on the move!”. 

E soprattutto scopriamo che i nostri protagonisti sono lietamente partecipi e complici del crogiuolo multietnico di San Salvario, il quartiere dove hanno scelto di vivere “ci siamo trasferiti in una zona nuova d Torino: San Salvario. E ‘un posto famoso, anzi famigerato: ne abbiamo sentito parlare come di un luogo pieno di stranieri che potevano scipparci o ammazzati. Così siamo andati a cercarli. Facendolo però, abbiamo scoperto che siamo noi stessi gli stranieri pericolosi…. 

…. La gente parla una dozzina di lingue e beve le bevande tipiche di cinque posti diversi. Non ci sono americani nel nostro vicinato; un paio di serbi sì, ma a San Salvario i cinesi danno da mangiare ai libanesi, i peruviani riforniscono i somali, e i turchi fanno la pizza agli italiani siciliani. Non si incontrano molti turisti vicino a casa nostra. Perché dovrebbero esserci? Cosa c’è di interessante nel vedere i propri connazionali, se non invidiarli di essere cittadini di Torino? Da abitanti locali abbiamo delle difficoltà a spiegare il nostro amore per San Salvario e Torino: semplicemente se non esistesse dovremmo inventarla…” 

E affrontano così il loro rapporto con la città:

“… Ogni giorno è diverso da quello di prima, sempre una nuova avventura…”

Quella che doveva essere una semplice rubrica – Globalisti a Torino – si è trasformata in questo libro ma ancor prima, per dirla con le loro parole, in rubrica che “è sempre stata speciale, per la Sua intima aura confessionale: ha il tono di quando ci parliamo mentre camminiamo insieme per le strade del mondo. Viaggiare ci piace tanto, ma viaggiare insieme è ciò che preferiamo. Perché i nostri punti di vista, di un uomo texano e di una donna serba, combinano un nuovo punto di vista totale, superiore ai singoli punti di vista. 

Abbiamo talenti diversi nel confrontarci con il mondo, per viverci. Jasmina è brava con le lingue, la gente, le espressioni, le attività, mentre Bruce è a suo agio con le mappe, l’architettura. L’ingegneria, le infrastrutture. Viaggiare da soli a volte è triste, ma farlo insieme diventa un’avventura, un modo di vedere il mondo con due occhi invece che con uno solo. …”

Mi affascina questo dialogo tra i due protagonisti che si dipana durante tutto il viaggio e che mi permette di vedere la città e i suoi risvolti sotto diversi punti di vista. Jasmina e Bruce viaggiano all’interno della città ma contemporaneamente viaggiano anche nell’immagine che ciascuno di loro fotografa di Torino.  Del resto, ognuno di loro per esperienze, cultura e vissuto, “fotografa” alcuni aspetti della realtà attraverso una lente che ingrandisce e focalizza alcuni particolari, mettendoli in primo piano e ne “sfuoca” altri, lasciandoli sullo sfondo. Dal loro confronto e dialogo nasce non solo la scoperta del luogo, della sua essenza ma al contempo anche scoperta di loro stessi grazie all’esplorazione di sé, dell’altro e del luogo. 

Che tipo di viaggiatore sei?

  • Preferisci viaggiare da solo, al tuo ritmo, assecondando i tuoi tempi, ascoltando i tuoi silenzi?
  • Preferisci viaggiare con un compagno con cui scambiare opinioni, confrontare impressioni e vivere le esperienze?
  • Se dovessi affrontare un viaggio in solitaria partiresti, comunque o rinunceresti? Come ti organizzeresti?
  • Ti intriga la sfida, la novità oppure avresti più remore e paure nell’affrontare l’ignoto da solo?
  • Come reagisci ad un cambio di programma? Sai cogliere l’opportunità che un imprevisto può rappresentare?
  • Come scegli di vivere la città? La visiti a piedi? Gli incontri con gli abitanti li vivi a pieno, li cerchi? Cerchi bar, ristoranti o locali frequentati dalle persone del posto?  

Man mano che vediamo Bruce e Jasmina che proseguono la loro conoscenza con la città, scopriamo anche gli ingredienti che ci mettono nel condire il loro viaggio: CURIOSITA’, ENTUSIASMO E MERAVIGLIA.

Bruce e Jasmina ci guidano alla scoperta delle cento Torino che fanno la Torino di oggi. Hanno lo sguardo esperto di chi osserva da sempre il mondo, hanno la curiosità dell’intelligenza e l’entusiasmo dei neofiti. Figli e profeti di un mondo senza più confini, sanno davvero trovare la meraviglia in un incontro per strada, in uno scorcio insolito, nelle piccole cose quotidiane.   E spesso vedono cose che neppure i torinesi di vecchia data sanno vedere. (Dalla prefazione di Gabriele Ferraris).

Mi chiedo…

Come sarebbe incontrare il mondo con questi tre nuovi strumenti? Cosa potrei davvero scoprire di me se mi lasciassi permeare da un luogo, da un incontro, da un esperienza così come hanno fatto Bruce e Jasmina con Torino? I quali al momento di lasciare Torino erano già torinesizzati al punto da decidere di mettere radici nella città che più di ogni altra essi, globalisti giramondo, si sentivano di chiamare “casa” e che gli ha consentito di vivere qualcosa che per loro stessa ammissione non possono dimenticare

Ma quello che non possiamo dimenticare è che non si può nemmeno comprare è il momento della libertà nell’attimo in cui abbiamo trasceso la cultura e natura per diventare altre persone che altrimenti non avremmo mai l’opportunità di essere”

Ti voglio salutare con questa riflessione:
Torino è una città unica in Italia grazie al fatto che il centro della città è pianificato razionalmente. Con una geometria calcolata molto precisamente. Come diceva Calvino: è la regolarità delle strade della città che permette ai cittadini di essere eccentrici”.
Per questo mi sono sorte queste domande per lasciar spazio al Travel Coaching metodo LilaLand © di attivarti nuovi occhi anche quando e se leggerai questo libro:
Come sarebbe se viaggiando in un luogo ti abbandonassi al dis-orientamento al punto da concederti la libertà di scoprire chi realmente sei?
Ti sei mai concesso in un viaggio, in una città, in un luogo di vivere la tua unica eccentricità? Cosa ti ha svelato di te che non avevi mai creduto possibile? 

I SEGRETI DI PARIGI – CORRADO AUGIAS (Antonella Giroldini)

… la consapevolezza degli eventi storici e culturali è esattamente ciò che distingue l’accorto viaggiatore dal turista “per caso”…..le osservazioni contenute nel piccolo libro di Perec… mi ha fatto capire come cogliere la dimensione nascosta delle cose , come avvicinarsi alla sostanza segreta dei monumenti e delle opere d’arte: vedere non basta, vedere non è capire, anzi vedere può essere quasi niente se l’atto fisico del guardare non s’accompagna alla consapevolezza della possibile dimensione latente degli oggetti….

….in termini molto semplici, quello che bisogna capire è che qualunque viaggio non vale nemmeno i soldi del biglietto se non ci si mette nelle condizioni di percepire le relazioni nascoste sotto la superficie delle cse…

CASTEL SANT’ANGELO (Antonella Giroldini)

Edificato intorno al 123 d.C. come sepolcro per l’imperatore Adriano e la sua famiglia, Castel Sant’Angelo ha un destino atipico nel panorama storico-artistico della capitale.
Mentre tutti gli altri monumenti di epoca romana vengono travolti, ridotti a rovine o a cave di materiali di spoglio da riciclare in nuovi, moderni edifici, il Castello – attraverso una serie ininterrotta di sviluppi e trasformazioni che sembrano scivolare l’una nell’altra senza soluzione di continuità – accompagna per quasi duemila anni le sorti e la storia di Roma.
Da monumento funerario ad avamposto fortificato, da oscuro e terribile carcere a splendida dimora rinascimentale che vede attivo tra le sue mura Michelangelo, da prigione risorgimentale a museo, Castel Sant’Angelo incarna nei solenni spazi romani, nelle possenti mura, nelle fastose sale affrescate, le vicende della Città Eterna dove passato e presente appaiono indissolubilmente legati.

La storia di Castel Sant’angelo coincide sostanzialmente con quella di Roma ed è impossibile scindere queste due entità così profondamente compenetrate: i mutamenti, i rivolgimenti, le miserie e le glorie dell’antica Urbe sembrano riflettersi puntualmente nella massiccia mole che da quasi duemila anni si specchia nelle pigre acque del Tevere.
Nasce come sepolcro voluto dall’imperatore Adriano in un’area periferica dell’antica Roma ed assolve questa sua funzione originaria fino al 403 d.C. circa, quando viene incluso nelle mura aureliane per volere dell’imperatore occidentale Onorio. Da questo momento inizia una ‘seconda vita’ nelle vesti di castellum, baluardo avanzato oltre il Tevere a protezione della città. Numerose famiglie romane se ne contendono il possesso, che sembra garantire una posizione di preminenza nell’ambito del confuso ordinamento dell’Urbe: sarà roccaforte del senatore Teofilatto, dei Crescenzi, dei Pierleoni e degli Orsini. E’ proprio un papa Orsini – Niccolò III – a far realizzare il Passetto di Borgo, che collega il Vaticano al Castello, in una continuità fisica ed ideale.
Nel 1367 le chiavi dell’edificio vengono consegnate a papa Urbano V, per sollecitare il rientro della Curia a Roma dall’esilio avignonese. Da questo momento in poi Castel Sant’Angelo lega inscindibilmente le sue sorti a quelle dei pontefici, che lo adattano a residenza in cui rifugiarsi nei momenti di pericolo. Grazie alla sua struttura solida e fortificata ed alla sua fama di imprendibilità il Castello ospita l’Archivio ed il Tesoro Vaticani, ma viene adattato anche a tribunale e prigione.
Con il cambiamento di funzione, l’aspetto e l’impianto del Castello vengono rimodellati attraverso una lunghissima serie di interventi che si snodano nel corso di quattro secoli. Nuove strutture si assommano a quelle preesistenti, alterandole, modificandone la funzione, talvolta cancellandole, in un processo di trasformazioni ininterrotte che sembrano scivolare l’una nell’altra senza soluzione di continuità.
La storia lunghissima e variegata dell’edificio, con le sue mille metamorfosi sembra essersi sedimentata nel complicato intrico di sotterranei, ambienti, logge, scale e cortili che costituiscono l’attuale assetto del Castello.
La struttura originaria e le successive superfetazioni si compenetrano, sovrapponendosi e fondendosi l’una con le altre, e dando vita ad un organismo sfaccettato e complesso, carico di valenze simboliche e di stratificazioni storiche. 

FRASCATI (Antonella Giroldini)

Frascati è un antico comune dei Castelli Romani. È famosa in tutto il mondo per le sue belle ville, i vini bianche delle sue colline, la sua vicinanza alla capitale, e la bellezza dei suoi paesaggi. Frascati si può visitare in ogni periodo dell’anno, certi che saprà regalarvi emozioni uniche; le visite culturali, le passeggiate nei boschi, per visitare l’antico Tusculum, la vista sulla capitale, l’intensa vita notturna. Il nome di Frascati, probabilmente ha radici etrusche, presenti nell’area già nel V secolo AC. In seguito, molte ricche famiglie romane, costruirono bellissime ville in tutta la zona. Nei secoli successivi, Frascati intensificò i rapporti con Roma, fino ad essere patria di numerosi Papi, seconda solo a Roma.

Eremi e Monasteri su Monte Cucco: Badia dei Ss. Emiliano e Bartolomeo in Congiuntoli (Antonella Giroldini)

L’area montana del parco regionale del Monte Cucco è pregevole dal punto di vista naturalistico ma anche per la ricchezza di eremi e monasteri , in parte abbandonati ma in grado comunque di testimoniare l’intensa attività monastica nella zona.

Alla confluenza con il Rio Freddo  con il Sentino, sul confine tra Umbria e Marche, si incontra l’interessante Badia dei Ss. Emiliano e Bartolomeo in Congiuntoli , fondata dai Benedettini, con chiesa del 1286.

LA PELOSETTA (Antonella Giroldini)

Piccola ma bellissima , la Pelosetta è una delle spiagge più belle di Stintino. Consiglio di recarsi al mattino presto per trovare un posto, proprio perché lo spazio a disposizione è molto ridotto . Addirittura gli ombrelloni vanno prenotati alcune settimane prima e ce ne sono in tutto una ventina.