CASTELLO DI TORREIMPIETRA (Antonella Giroldini)

Magnificamente posizionata fra verdissimi prati e folti boschi, sorge questa grande residenza fortificata. L’antico castello è stato nei secoli modificato per essere il centro padronale di un grande insediamento agricolo. Il suo nome, che coincide con quello di tutta una frazione del Comune di Fiumicino (comprendente un grazioso borgo colonico sviluppato ai lati della Via Aurelia) era quello di una antica torre detta oggi ‘del Pagliacetto’, che si erge non lontana da qui.

 

Il TERRITORIO Il Castello si trova nel territorio della FRAZIONE DI TORRIMETRA del COMUNE DI FIUMICINO, immediatamente a Nord-Ovest di Roma, lungo la Via Aurelia. Siamo ai bordi della RISERVA NATURALE STATALE DEL LITORALE ROMANO: la costa tirrenica non è lontana (nelle vicinanze si trova la famosa SPIAGGIA DI FREGENE. La zona è ricca di boschi e di aree coltivate da aziende agricole molto sviluppate, vicina ad un raccordo autostradale della Roma-Genova e all’aeroporto di Fiumicino. LA LEGGENDA DEL PAGLIACCETTO Inoltrandosi nelle campagne e fra i boschi tramite una strada ai limiti del Borgo di Torrimpietra, si intravede in alto, isolata su un piccolo sperone tufaceo, la TORRE DEL PAGLIACCETTO che (prima che le fosse attribuito questo nome) era la vera Turris in Petra così designata dai geografi medioevali; il suo nome odierno (dato che poi il toponimo fu attribuito al Castello di cui trattiamo) è legato alla leggendaria figura di un fattore dei principi Falconieri (il ‘Pagliaccetto’ appunto) che aveva POTERI MAGICI (comandava 99 folletti e possedeva una sella magica). Un giorno egli ebbe la cattiva idea di sfidare un porcaio, parimenti magico ma più furbo, che lo vinse perché fu più veloce di lui nel tracciare un solco fino al mare; fu allora che il PAGLIACCETTO SCOMPARVE IN MARE con tutti i suoi attrezzi e animali, dopo aver seppellito la sella magica nel vicino BOSCO SACRO LANCIANDO UNA MALEDIZIONE SU CHIUNQUE, NEL FUTURO, VI SI INOLTRASSE (tant’è che ancora oggi esso è poco frequentato da cacciatori e cercatori di funghi). Una VERSIONE MENO CRUENTA della storia di Pagliaccetto vede il fattore-mago cacciato, per qualche ignota ragione, dal Principe Falconieri, avviarsi verso l’esilio seguito da tutti gli animali e gli attrezzi della tenuta, cosa che indusse il Principe a ritirare il licenziamento lasciando il Pagliaccetto a vivere tranquillamente qui. Fuori dalle leggende: la Torre del Pagliaccetto (la vecchia Turris in Petra) faceva parte del sistema di vigilanza delle coste voluto dai Pontefici: essa era preposta al ricevimento delle segnalazioni dalla Torre Costiera di Palidoro (anch’essa tuttora esistente); in caso di sbarchi di pirati essa avvisava il complesso fortificato formato dall’attuale Castello di Torrimpietra e dal sovrastante abitato di Castiglione delle Monache. Questa zona è molto importante per l’ARCHEOLOGIA PREISTORICA ed alcuni interessanti reperti sono al Museo Pigorini di Roma. STORIA DEL CASTELLO DI TORRIMPIETRA Il Castello che ha preso il nome di Torrimpietra trae origine da un ANTICHISSIMO BORGO FORTIFICATO sorto nell’alto medioevo, su un preesistente insediamento (probabilmente si trattava di Bebiana, fattoria di una famiglia patrizia romana). Man mano ingrandito ed ulteriormente fortificato (con l’impiego di materiale proveniente dallo spoglio delle strutture del SOVRASTANTE BORGO DI CASTIGLIONE DELLE MONACHE, CHE E’ PRATCAMENTE SCOMPARSO) nel duecento aveva già la forma di un vero e proprio castello. In un documento dell’epoca risulta che nel 1254 il Castello di Torrimpietra fosse di proprietà della famiglia degli Alberteschi; esso passò poi agli Anguillara, ai Massimo e quindi LO ACQUISTO’ CAMILLA PERETTI, SORELLA DI SISTO V. In mano ai Peretti, ai primi del seicento, il Castello venne trasformato in una SFARZOSA RESIDENZA NOBILIARE (probabilmente si voleva seguire la moda comune alla nobiltà papalina di costruirsi sfarzose dimore fuori Roma, ma non troppo lontano da essa , ved. Ville Tuscolane). Fu il principe Michele Peretti a realizzare il nuovo blocco residenziale ed un sontuoso giardino (ricco di piante rare ed animali esotici, si narra). Nel 1639 il Castello viene venduto alla famiglia FALCONIERI che lo detenne per due secoli, fino alla propria estinzione. Con i Falconieri il complesso assunse l’aspetto attuale; vi furono aggiunte la CHIESA (opera di FERNANDO FUGA che realizzò anche il grande scalone del piano nobile) e furono affrescati gli interni , a cura di Pierleone Ghezzi . Dopo l’estinzione della Famiglia Falconieri il Castello e la tenuta soffrirono un periodo di semiabbandono, finchè non pervenne in proprietà, nel 1926, del SENATORE LUIGI ALBERTINI (noto, tra l’altro, per aver portato il Corriere della Sera ad essere il principale giornale italiano). Fu lui che rilanciò la tenuta agricola (trasformandola in una delle più prestigiose aziende agro-zootecniche d’Italia) ed a restaurare il Castello. In quest’opera fu coadiuvato dal figlio Leonardo e dal genero, ambasciatore Nicolò Carandini (noto per gli importanti incarichi svolti nel difficile dopoguerra e per essere stato co-fondatorie del Partito Radicale). IL CASTELLO DI TORRIMPIETRA OGGI br> Questo castello si presenta come un COMPLESSO NON VISTOSO MA MOLTO ARTICOLATO che sicuramente conserva l’aspetto più vicino ad una residenza fortificata che non ad una fortezza. La strada interpoderale che provenendo dalla via Aurelia ci conduce al suo cospetto gli gira rispettosamente intorno (collegando i due ingressi e permettendoci di ammirarlo nella sua interezza). Sull’alto muro di sostegno e di cinta si scorgono il PALAZZO RESIDENZIALE, LA CHIESA e la TORRE DI GUARDIA). Nel Palazzo si conserva, al piano terreno la grandiosa SaLA PERETTI, piuttosto spoglia ma dalla bella copertura con archi a tutto sesto. Le sale con gli AFFRESCHI DEL GHEZZI si trovano al Piano Nobile; questi sono ambienti di grande prestigio e conservano nomi evocativi dei tipi di raffigurazione presenti (Salone del Giubileo – con gli affreschi del Giubileo del 1725 – Saletta Falconieri, Stanza del Bosco, Sala Verde ). La piccola chiesa del Castello è in stile barocco, a pianta ottagonale, con una tipica facciata settecentesca (fu progettata dal Fuga). Oggi il complesso, appartenente alla famiglia Carandini, è utilizzato anche per ricevimenti e convegni Grande notorietà hanno le Cantine di Torrimpietra (in cui si produce e vende vino di un certo pregio.

La Villa Hotel Valle del Marta (Antonella Giroldini)

La Villa Hotel Valle del Marta è immersa nel verde della campagna dell’Etruria, tipica del territorio degli etruschi  e situata proprio a ridosso del bellissimo centro storico medievale di Tarquinia. L’agriturismo si trova a 800 m di distanza dal Museo Nazionale Etrusco di Tarquinia, a soli 90 km dal centro di Roma, 15 minuti di auto dal porto di Civitavecchia .

L’agriturismo Valle del Marta, nato 25 anni fa da una piccolissima azienda agricola, è oggi una grande realtà, azienda leader nel settore e modello italiano di riferimento per una ospitalità “in fattoria” di successo. Fiore all’occhiello dell’azienda è il ristoro agrituristico, ispirato dall’esperienza e dalle tradizioni di una donna, nonna Generosa Moretti, ispiratrice ancora oggi dei menù e della lavorazione dei prodotti dell’azienda agricola, grazie ad insegnamenti tramandati da generazioni.

Per coloro che desiderassero una vacanza all’insegna del relax e del benessere, la Valle del Marta propone un’ampia gamma di massaggi e trattamenti e dispone inoltre di un centro benessere dotato di idromassaggio e sauna che offre tra le altre cose: percorsi in acqua, doccia emozionale, talassoterapia, riflessologia plantare, vasche idromassaggio calde – nuvola -scrub in acqua salata.

Ed inoltre qui al Valle del Marta arrivano da tutta Italia per immergersi nell’acqua a frequenze musicali, anche se in pochi – scherza – hanno il coraggio di recitarle poesie o sussurrarle parole dolci, e soprattutto si guardano dal confidarle segreti di sorta”.

Si trova, infatti, qui la prima vasca ” Hado” italiana.  “Si tratta di una vasca giapponese  basata sugli esperimenti di Biofisica Quantistica del nipponico Masaru Emoto che sostiene che anche la coscienza umana ha un effetto sulla struttura molecolare dell’acqua. In pratica, pregando, cantando, o anche solo parlando all’acqua, si possono modificare i cristalli che la compongono. Le caratteristiche principali della vasca Hado sono l’utilizzo di acqua calda lievemente salata, una frequenza musicale trasmessa direttamente all’interno dell’acqua e alcune pietre vulcaniche”.

Hado è una parola giapponese che significa “cresta dell’onda”, e sta a significare la vibrazione energetica estremamente sottile che è all’origine della creazione. Immergendosi in questo tipo di acqua purissima, i giapponesi ritrovano un benessere primigeneo, un’armonia tra esterno e interno. La Biofisica Quantistica, in effetti, grazie al test di Caramel (Caramel’s experiment), sembra dimostrare una sorta di feedback dall’acqua, ossia un ritorno, in termini di armonia e benessere, delle informazioni (per esempio musicali) immesse nell’acqua.

Del resto, l’acqua copre il 70,8% della superficie del nostro pianeta ed è una componente fondamentale di tutti gli organismi viventi. Nella persona umana, soprattutto nei bambini, costituisce circa il 75% dell’organismo. E se ci mettiamo a pensare che i fluidi corporei che hanno il maggiore contenuto di acqua sono il liquido cefalorachidiano (99%), il midollo osseo (99%) e il plasma sanguigno (85%), diventa facilmete intuitivo accettare l’idea che l’acqua veicoli una serie di informazioni piuttosto importanti per la vita umana.

 

 

IL CERCHIO MAGICO DI BRATISLAVA (Antonella Giroldini)

La prima cosa che dovrebbe guardare uno straniero appena arrivato a Bratislava è il cielo. Se avrà fortuna, lo troverà screziato si nuvole bianche trascinate dal vento e potrà vedere i palazzi e le torri chinarsi su di lui, in una incessante caduta verticale che non si completa mai o viceversa, in base alla direzione de vento, allontanarsi slittando maestosamente sullo sfondo della volta celeste. Questa illusione ottica riassume perfettamente la principale caratteristica di Bratislava: quella di essere una città in movimento . Mutevole e sfuggente, ma anche generosa gaia e fantasiosa , ricca di stimoli e di fermenti culturali.

Favorita dal clima, mite, e dalla posizione geografica che l’ha fatta diventare frontiera naturale, punto di collegamento tra l’occidente e l’oriente europeo, Bratislava è stata per secoli un crocevia di culture e di incontri tra gruppi etnici diversi.

Il cuore pulsante di Bratislava il suo Castello ( Hrad) , sede diplomatica e di rappresentanza, costruito su un colle che sovrasta il Danubio e la città stessa. Il fascino del posto è fiabesco. Il castello stesso è circondato da un ampio parco, attraverso il quale si può scendere direttamente in città, optando per il serpeggiante sentiero per la scala del Castello.

Oltre la cattedrale , attraverso le strette viuzze lastricate di pietre, si entra nella Città Vecchia, sviluppatasi su precedente insediamento di pescatori e agricoltori, poi di artigiani  e commercianti, che fin dall’età della pietra sfruttavano la magnifica posizione naturale sulle sponde del Danubio, tra le catene montuose delle Alpi e dei Carpazzi. La Città Vecchia è un incantevole dedalo di strade e stradine e un allegro bailamme di stili che si affianca,

L’atmosfera che  rende speciale Bratislava è un po’ questa: la voglia di stupite e di stupirsi .

Mangiare vista Lago a Bolsena (Antonella Giroldini)

Abbiamo passato una piacevole giornata a Bolsena e per il pranzo ci hanno consigliato la Trattoria del Moro, una graziosa trattoria vista lago. Purtroppo a causa del vento non ce la siamo sentita di pranzare sul meraviglioso e ampio terrazzo panoramico vista lago.

Abbiamo mangiato all’interno godendoci comunque la vista lago grazie alle ampie vetrate.  Ottima la cucina di questo ristorante tipico che segue la tradizione culinaria locale, ma che offre anche un ottimo pesce a Bolsena. Tra i cavalli di battaglia della cucina annoveriamo i Tonnarelli all’Amalasunta, il Carpaccio di Coregone, e in particolare l’Anguilla alla Vernaccia, quest’ultima conosciuta fin da tempi antichi in quanto citata anche da Dante nella sua Divina Commedia.

Noi abbiamo scelto un meraviglioso mist di pesce, accompagnato da una focaccia imperdibile e proseguito con gnocchetti con trota salmonata e trancio di pesce spada con patate!

PARCO DEI MOSTRI DI BOMARZO (Antonella Giroldini)

A 1 km dal centro di Bomarzo, in un ampio parco dai confini irregolari divenuto privato e risistemato a partire dagli anni ’50, il letterato e condottiero Vicino Orsini fece realizzare, tra il 1552 e il 1580, all’architetto Pirro Ligorio un originale insieme di giardini, di edifici e di sculture che ancora oggi è una sfida all’interpretazione del  visitatore; il complesso si riferisce nelle frequenti realizzazioni artistiche “stupefacenti” protobarocche. Passeggiando per il parco si incontrano: un tempietto dorico ottagonale dedicato a Giulia Farnese, con un portale ornato da un timpano vuoto; un gigantesco vaso, un mascherone dall’enorme bocca spalancata e con grandi occhi e naso rincagnato; un elefante in battaglia, probabile riferimento all’arte orientale come drago in lotta con veltri. Notevoli anche la casetta inclinata, la tartaruga colossale sormontata da obelisco, la statua di una donna opulenta con testa sormontata da un vaso, il gigante che squadra una donna, una statua di Nettuno appoggiata a un muro ciclopico, una rozza balena, una sfinge, un arpia, degli orsi e dei cerberi infernali, una serpe bifida e un mascherone infernale sovrastato da un globo ornato da motivi araldici degli Orsini da Castello.