CARSULAE (Antonella Giroldini)

Del ricco e attivo centro, pianificato in età augustea, sono visibili i resti dei principali monumenti pubblici, civili e religiosi: la Curia e i templi Gemini – affaccianti sul foro –, la basilica, il teatro e l’anfiteatro, questi ultimi lungo la via Flaminia, che entrava in città attraverso il monumentale arco di San Damiano.
Il tratto urbano della strada formava il cardo maximus, lastricato con basoli di pietra calcarea e munito di marciapiedi e di canalizzazioni per lo scolo delle acque. Monumenti funerari sono visibili a nord dell’arco di San Damiano, mentre nella zona opposta è un impianto termale, tuttora in corso di scavo.
L’alimentazione dell’acqua avveniva tramite cisterne, di cui una, dopo vari utilizzi, è stata trasformata in Antiquarium e destinata ad accogliere frammenti architettonici e di intonaco dipinto, terrecotte architettoniche, nonché una serie di sculture a destinazione funeraria.
Testimonianza della diffusione del cristianesimo è la chiesa dei Santi Cosma e Damiano, ricavata in epoca medievale da un preesistente edificio romano lungo la Flaminia. A lungo utilizzata come deposito di materiali archeologici, è stata recentemente recuperata e trasformata in struttura espositiva.
A sud dell’area archeologica è allestito, dal 2001, un Centro di documentazione che espone materiale in gran parte inedito, frutto dell’attività di ricerca svolta tra il 1951 e il 1972 dall’archeologo Ugo Ciotti.

Narni (Antonella Giroldini)

Sorge su uno sperone a dominio della gola del Nera e della conca ternana, in una posizione difesa naturalmente dagli aspri versanti che ne hanno anche inevitabilmente condizionato la forma e lo sviluppo urbano. Città di antichissima origine, Narni fu un nodo stradale di fondamentale importanza per il controllo della viabilità tra Roma e l’Adriatico. L’abitato di forma allungata, conserva tracce delle varie fasi formative, da quella umbra e romana del settore nord. , a quella medievale che ha vita ai terzieri di Fraporta e di Mezule. . La Rocca albornoziana, simbolo del potere papale, domina dal sommo l’intera città. L’importanza del ruolo territoriale ricoperto da Narni comportò anche assedi, saccheggi, devastazioni. La realizzazione dello scalo ferroviario favorirà la localizzazione di attività produttive, servizi e residenze, e permetterà di costruire a valle quello che a monte era impedito dall’accidentata morfologia dei luoghi. Il nuovo nucleo però rimarrà troppo distante per consentire al centro di avvalersi della vitalità di un’ immediata periferia

Castello di San Girolamo (Antonella Giroldini)

Il Castello di S.Girolamo, è un antico convento francescano fondato dal cardinale Berardo Eroli nel 1471, di cui oggi non rimane altro che la chiesa, la base del campanile e pochi altri elementi incorporati nell’odierna costruzione risalente al XIX secolo.

La chiesa è l’elemento più autentico della costruzione, il portale è originale e offre un disegno agile e armonico e sopra di esso, il rosone dell’800 ha coperto un brutto finestrone del ‘600. L’interno ad una sola navata prende ispirazione dal Duomo e nell’abside da S. Agostino. La volta a crociera è sostituita dalle nervature che si sviluppano dai pilastri multipli.

In fondo all’abside si trova una grande tela che ritrae San Girolamo, ispirata ad uno dei pannelli della predella del Ghirlandaio. L’ Incoronazione della Vergine del Ghirlandaio si trovava in questa chiesa; dopo essere stata conservata per anni al Palazzo comunale di Narni oggi è conservata nel Museo Eroli. Gli affreschi non sono più presenti: distaccati al momento dei restauri e riportati su tela, l’affresco dello Spagna: le stimmate di S.Francesco si trova nel Palazzo Comunale. Accanto c’è il chiostro dove le linee originali sono quasi scomparse completamente, però al centro puoi vedere il pozzo ed alcuni resti di costruzione antica riutilizzati, e le tracce degli archi del porticato.

FABRO (Antonella Giroldini)

Fabro è la meta ideale per quel turista che predilige le bellezze paesagistiche ed i soggiorni rilassanti. E’infatti possibile organizzare nel verde che circonda il paese, delle lunghe e salutari passeggiate e aver così la possibilità di attraversare quelle terre la cui fertilità dona spontaneamente il pregiato tartufo umbro. All’interno del paese sono degne di nota la Chiesa parrocchiale di San Martino, eretta nel XIX secolo, e l’ottocentesco Palazzo Comunale, il cui progetto viene attribuito all’architetto perugino Guglielmo Calderini.

Il castello di Fabro, parte del territorio comunale di Fabro, è posizionato su un panoramico colle ( m. 364) a est del torrente Chiani. Di matrice fortificata, con caratteristica forma a mandorla, fu fondato intorno al Mille e restaurato nel Quattrocento e ancora nel Cinquecento. L’intervento progettuale cinquecentesco è opera di Antonio da Sangallo il Giovane (Firenze 1484- Terni 1564).
Il complesso, oggi di proprietà privata, mostra una struttura ancora in gran parte integra con possente e compatta cinta muraria e grande torrione cilindrico.
Il castello fu feudo dei Filippeschi dalla fondazione fino al 1313; passò poi ai Monaldeschi e nel 1488 a Cesario Bandini di Città della Pieve, i cui eredi a causa delle lotte di potere con la città di Orvieto, furono costretti ad andarsene nel 1494.
In seguito divenne roccaforte di grande importanza per lo stato pontificio.
Nel XVII secolo la località divenne comune con i propri Statuti mentre nel 1817 apparteneva ai marchesi Antinori.
A causa della distruzione dell’ archivio comunale, conservato nel Palazzo Comunale della cittadina, sono andate perduta la maggior parte delle memorie storiche del castello.

 

 

 

Castello di Poggio di Guardea – Guardea (TR) (Antonella Giroldini)

La storia di Guardea, che in origine aveva nome Guardege, ricalca quella di più importanti centri dell’amerino, come Alviano e Lugnano in Teverina. Fu soprattutto al tempo delle signorie che Guardea conobbe una certa espansione, sotto la giurisdizione dei De Guardeja residenti nel bel castello cittadino, detto Castello del Poggio. Nel seguito i Monteparte, i Monaldeschi, e gli Alviano si alternarono nel dominare il paese.

Sulla bella Piazza Panfili si affaccia la Chiesa di San Pietro e San Cesareo (XVIII sec.), formata da un’unica navata con tre cappelle per lato. Nella chiesa sono conservate numerose e pregevoli tele dei secoli XVI-XIX, tra cui un’Incoronazione della Vergine del 1500, un’Ultima Cena attribuita alla scuola di Gian Francesco Perini (XVI sec.), un Sant’Atanasio del XIX sec. Accanto alla sagrestia un mini museo espone i reperti archeologici provenienti dal Convento di Santa Illuminata i cui resti si trovano poco distante dalla statale 205 amerina. Sorto nel 1007, il convento nel XIII sec. passò ai Francescani e lo stesso San Francesco dormì varie volte nella grotta adiacente, tuttora oggetto di una sentita venerazione. A fianco del Municipio si trova la Chiesa di Sant’Egidio (XIII sec.). Ingrandita nel 1500 fu ulteriormente ampliata nel 1690. Dietro l’altare è stato di recente portato alla luce un bell’affresco del sec. XVI, raffigurante una Madonna in trono e Santi. Mirabile anche un’ara pagana, proveniente dalla distrutta Chiesa di Santo Stefano del Marruto.
è stata invece edificata sul luogo dove sorgeva un’antica edicola la Chiesa di Santa Lucia (XIX sec.), che merita di essere visitata per l’affresco (1890) del famoso Domenico Bruschi che impreziosisce l’abside.

Nei comuni di Guardea ed Alviano si estende per 900 ettari un’Oasi Naturalistica, affidata alla tutela del WWF.

Il Castello del Poggio di Guardea (Antonella Giroldini)

Il Castello del Poggio di Guardea, situato sulla sommità del colle che sovrasta l’attuale Guardea, concepito in funzione difensiva, fu costruito nel 1034 su una preesistente rocca bizantina del VII sec.
Edificato dai Normanni, con il restauro cinquecentesco ad opera dell’architetto Antonio da Sangallo il Giovane,il Castello addolcisce le sue forme con lo splendore del portico, dei loggiati e delle scalinate la forza e la solidità delle più antiche mura perimetrali, diventando di forma rettangolare. L’ala sud e quella ovest si sviluppano formando un patio interno: il “piccolo tesoro” del Castello del Poggio.
L’evoluzione del Castello si ferma qui e la sua funzione rimane prevalentemente abitativa ed agricola.

Dentro le mura merlate ci sono sette piccole case e le fondamenta di molte altre dirute, lo circondavano a cerchio nel lato di nord-ovest.
Il castello è composto dalla residenza della Signoria con l’antistante fortezza e le sue mura merlate che racchiudono le abitazioni degli antichi mercenari. La Rocca è divisa dalla fortezza e da una corte interna.
Un terzo cerchio di solidissime mura, chiude tutt’intorno il tratto sud-est ed è interrotto soltanto dal portone d’ingresso. Nelle sue linee architettoniche semplici ed artistiche insieme, rappresenta, per la impareggiabile posizione panoramica, per i pregi di molte rifiniture, per l’eleganza del cortile interno e per molte altre particolari caratteristiche, un “unicum” da annoverare fra le rarità italiane.

Per quanto ci tramanda la storia, il Castello di Guardea è tra i più antichi d’Italia, fu probabilmente fondato come feudo imperiale ma fu successivamente assorbito nel XII secolo dal vicino “Status Alviani” feudo della Chiesa, divenendo l’avamposto chiave per la sua difesa verso i monti che lo separavano da Todi.
Il complesso occupa il crinale di un colle di dimensione molto evidente che domina l’abitato di Guardea con una presenza paesaggistica ed ambientale di ottimo rilievo.

Nel 1981, dopo essere stato in vendita per dieci anni, ridotto in pessime condizioni, fu acquistato nuovamente da privati e restaurato con impegno di molti anni dagli attuali comproprietari, il Dr. Tommasi Aleandro, sua moglie Irene Fabi e il Dr.Marco Pica, insieme all’Architetto Franco Della Rosa.
Per la sua particolare connotazione storico-architettonica il Ministero dei beni Culturali ed Ambientali ha concesso al Castello il vincolo di Monumento Nazionale, in quanto rappresenta un “caratteristico esempio di architettura militare con più difese avanzate spiraliforme, e per l’importanza storica delle vicende che ivi si sono verificate“.

ll Castello del Poggio è segnalato fra le 24 Dimore storiche dell’Umbria da salvare in sede internazionale.
Attualmente, oltre alla funzione abitativa (ospita nove nuclei familiari) è la sede italiana del prestigioso Club di Budapest, importante organismo internazionale che si occupa dello sviluppo della coscienza civile. Inoltre è la sede del Circolo La Rondine, sede territoriale della Legambiente.
Nel 2001, il Comune di Guardea in collaborazione con il Club di Budapest e alcuni artisti eresse, a Guardea, una grande opera scultorea-architettonica, l’Arco della Coscienza Planetaria, simbolo della fratellanza universale.

 

Lago di Piediluco (Antonella Giroldini)

A pochissimi chilometri da Terni e dalla Cascate delle Marmore , in direzione di Rieti, collegato facilmente con le grandi vie di comunicazione che attraversano il territorio ternano, il lago di Piediluco appare come un gioiello incastonato nel verde. Un lago di modeste dimensioni, ma affascinante per la sua collocazione che a molti visitatori ricorda gli specchi d’acqua delle Alpi. D’altronde in inverno sulla sua superficie si specchiano le nevi del vicino monte Terminillo, mentre in estate i boschi che giungono fino alle sue rive offrono ristoro e frescura ai visitatori. Il borgo di Piediluco è dominato da una rocca medievale e, in giugno, ospita la tradizionale Festa delle Acque che culmina in una sfilata di barche allegoriche. Piediluco è oggi un centro remiero tra i più attrezzati d’Europa: vi si svolgono gare internazionali di canottaggio e le sue strutture sportive, oltre a quelle ricettive, sono utilizzate da atleti di tutto il mondo come sede ideale per ritiri e stage.
A pochi chilometri Villalago, una dimora storica ottocentesca e il suo parco, offrono una straordinaria vista dall’alto sul lago. In estate vi si svolgono concerti e spettacoli all’aperto.

Villalago
La villa signorile ottocentesca, realizzata su disegno dell’architetto Giuseppe Boccini, è immersa in un grande parco e si affaccia in posizione panoramica su Piediluco ed il suo lago. E’ una dimora storica dalle linee neoclassiche, sobrie ed eleganti: un esempio raro in un’area ricca di rocche e castelli, dove è soprattutto il Medioevo, con le sue atmosfere, ad aver lasciato i segni più tangibili e significativi nella sequenza di borghi fortificati tipici della Valnerina. Villalago è stata acquisita dalla Provincia di Terni nel 1964 ed è oggi sede dell’Icsim (un istituto che si dedica allo studio della storia delle imprese) e di importanti manifestazioni musicali nei mesi estivi.

Il parco di circa 30 ettari, aperto al pubblico, è un ambiente di notevole bellezza e di grande pregio: tra le specie arboree più rare abeti di Spagna, abeti rossi, abeti dei Balcani, cedri del Libano. Sono presenti anche più di 30 specie di orchidee spontanee. Nella ex fontana è sistemata la famosa scultura di Aurelio De Felice “Adolescente con ocarina”.

La rocca
La Rocca sorse in posizione strategica nell’XI secolo in cima alla collina che domina Piediluco. Nel 1364 passò sotto Blasco Fernandez, cugino del cardinale d’Albornoz, che ne fece ricostruire alcune parti. Del complesso fortificato, oggi acquisito dalla Provincia e restaurato, rimangono il cassero, resti di alcune sale di rappresentanza e tratti della mura che collegavano la fortezza al paese. Negli spazi della Rocca sono state tenute manifestazioni culturali legate alla Festa delle Acque.

 

OASI WWF DEL LAGO DI ALVIANO (Antonella Giroldini)

Il Lago artificiale, di circa 900 ettari, nasce nel 1963 in seguito alla costruzione da parte dell’ Enel di uno sbarramento e di una centrale idroelettrica sul fiume Tevere. In tempi brevi i sedimenti trasportati dal fiume hanno dato origine ad un piccolo delta interno, alla successiva formazione di un raro bosco idrofilo ad un ampia area paludosa.

L’arrivo degli uccelli acquatici fu immediato e portò, grazie all’interessamento di numerosi ambientalisti, nel 1977 alla costituzione di divieto di caccia. Nel’ 83 fu realizzato il primo percorso naturale (Sentiero vecchio) nel ’90 con un accordo con la Provincia di Terni e WWF Italia iniziò la progettazione e la realizzazione del Sentiero Nuovo, ultimato nel ’94 e reso completamente accessibile ai diversamente abili nel 2006.

Nel 1996 venne realizzato il laboratorio didattico e costituito il Centro di Educazione Ambientale.

Continuamente vengono eseguiti interventi di riqualificazione ambientale. Tra i più importanti la realizzazione di acquitrini, di prati umidi e la costruzione di un argine che divide la palude dal lago e che permette di mantenere il livello delle acque interne.

L’Oasi del lago di Alviano comprende gli ambienti tipici delle zone umide ed ha ricreato ambienti acquatici scomparsi da oltre un secolo. Proprio per questo motivo ha un valore speciale, perché con i suoi 900 ettari protegge dalla caccia e dalla speculazione edilizia, è uno scrigno di biodiversità unico. E’ caratterizzata da palude, canneti e bosco igrofilo.  E’ ricca e varia la flora idrofitica, con vaste distese di potamogeton, najas, ceratophyllum. .  L’avifauna acquatica è ricca e comprende germani, alzavole, mestoloni, fischioni, cormorani, svassi, aironi di tutte le specie, tarabusi e tarabusini, falco di palude e pescatore, mignattai e spatole.  Numerosi i passeriformi, in particolare lucherini, grazie ai semi degli ontani, e tordi, grazie alle edere mature abbarbicate sugli alberi del bosco.
Tra i mammiferi, la nutria, il tasso, l’istrice, la volpe, il cinghiale, e, solo da poco tempo, lo scoiattolo  à migliaia di persone tra cui molte scuole.