Non è alla grande quantità di pietre e sassi disseminata nel territorio, ne alle tre morge, gli spuntoni calcarei che contornano il paese, che allude il nome di Pietrabbondante. Il nome evoca invece le pietre degli antichi monumenti italici che sorgono a poca distanza dall’abitato, che costituiscono la più importante testimonianza della civiltà dei sanniti pentri. La nascita dell’odierno abitato situato in prossimità della vetta del monte Caraceno della grande via armentizia del tratturo Celano – Foggia, risale all’epoca longobarda, quando Pietrabbondante fu capoluogo di una delle trentaquattro contee del ducato di Benevento. Il centro storico ha una struttura medioevale e caratteristica risulta la presenza , nei muri degli edifici civili, di elementi lapidei provenienti dal vicino sito archeologico .
Mese: aprile 2016
VENAFRO – LA CIVILTA’ DELL’OLIO (Antonella Giroldini)
Tra i centri noti per l’industria olearia, Venafro ha un posto di primissima importanza, testimoniata ancora oggi dalla presenza nella città e nei dintorni di un gran numero di macine di pietra risalenti al periodo romano.
La presenza dell’olivo, nelle sue molte varianti, accompagna il visitatore in questa regione.
Passeggiata nel Parco Nazionali delle Foreste Casentinesi (Antonella Giroldini)
CAPRACOTTA (Antonella Giroldini)
Stazione climatica e sciistica, Capracotta si stende a cavallo di una sella montuosa, delimitata dai monti Capraro e Campo che fa anche da spartiacque tra la valle si Sangro e l’alta valle del torrente Verrino, affluente del Trigno. L’abitato , tra i centri più alti dell’Appennino, è immerso in un paesaggio di rara bellezza, scarsamente antropizzato; l’isolamento geografico, indotto principalmente dalle severe condizioni climatiche ( sul muro di una casa sono segnati i livelli raggiunti dalle nevicate più cospicue), ne ha preservato la matrice ambientale.
Capracotta è oggi un attrezzato punto di riferimento per gli amanti dello sci di fondo e vanta uno storico Sci Club, fondato nel 1914.
CAMPOBASSO (Antonella Giroldini)
Appare distesa ai piedi dei cosiddetti ” Monti” , uno sperone di roccia su cui capeggiano la mole del castello Monforte e, di fronte, la chiesa di S. Maria del Monte, a conferma del nome che accompagna sin dal IX secolo e il cui significato è controverso.
Il fulcro del capoluogo è la cosiddetta città murattiana, edificata dagli inizi dell’Ottocento. con ampi viali, piazze e gli orti botanici che le valsero l’appellativo di ” città giardino”. Qui si raccoglie la gran parte degli edifici pubblici e delle attività commerciali e vi si svolge ogni sera, il rito dello ” struscio”
Ai piedi della rapida scalinata di via Chiarizia che porta al Castello e affacciata sull’omonima graziosa piazzetta è la Chiesa di San Leonardo, che conserva l’impronta romantica del profilo a salienti , e incastonati nella muratura, piccoli conci a rilievo e la bella monofora intarsiata di tralci, affiancata da un bassorilievo che raffigura un bue.
Posto in cima al colle è il castello Monforte. Costruito su una precedente fortificazione sannitica, intorno al 1130, da Ugone II di Molise, ricevette la sua attuale fisionomia dopo il terremoto del 1456, quando fu fatto ricostruire da Cola Monforte. Poderosi sono la mole quadrangolare , merlata, articolata in pareti a scarpa , e i due torrioni cilindrici, anch’essi a scarpa, che fiancheggiano l’ingresso originario aperto verso l’abitato.
Santuario dell’Addolorata (Antonella Giroldini)
Poco fuori da Castelpetroso, a breve distanza dalla statale 17, si innalza imponente con i suoi marmi chiari, le forme neogotiche e la vistosa cupola. La costruzione dell’edificio ebbe inizio nel 1890 e da allora non si è ancora fermata. Meta di pellegrinaggi, ospita all’interno un ciclo pittorico di Amedeo Trivisonno. A poca distanza è la cappella che indica il luogo dove nel 1888 l’Addolorata sarebbe comparsa alle due pastorelle Fabiana e Serafina.
PESCOLANCIANO (Antonella Giroldini)
L’abitato sorge su uno spuntone roccioso posto nel mezzo delle valli del fiume Trigno a est e del torrente Savona ovest, in asse con il tratturo Castel di Sangro – Lucera, di cui costituì a lungo un’importante stazione di sosta e ristoro, il borgo antico, avvolto da una cinta fortificata lunga 750 m, la più integra tra quelle molisane, è raccolto sotto il castello, uno dei più imponenti e affascinanti del Molise , che dall’altro di un dente di roccia calcarea domina l’alta valle del Trigno. Quella che in epoca romana era una severa fortificazione , diventò un lussuoso palazzo nel XVIII secolo sotto la signoria dei D’Alessandro : il ponte levatoio divenne fisso, la merlatura lasciò il posto a un loggiato, le torri scomparvero, tutte inglobate nelle mura tranne una, rimasta come suggestivo belvedere. In una cappella si conservano un dipinto di un allievo di Solimena e uno splendido altare marmoreo , opera tardo rinascimentale di artisti napoletani.
BARREA (Antonella Giroldini)
Affacciata su uno splendido panorama, la località sorge sullo sperone roccioso che domina il lago di Barrea e il profondo canyon calcareo della Foce. Sorta in epoca sannita, è stata a lungo legata all’abbazia benedettina di S. Angelo in Barreggio. Nel centro storico, che mantiene l’aspetto di antico villaggio appenninico, si visitano la chiesa di S. Tommaso, al cui interno sono altari, crocefissi e statue lignee barocche, la Chiesa di S. Rocco, la Chiesa di S. Abate, fondata nel Trecento. Il Castello, edificato nel XII secolo dai Di Sangro, fu danneggiato dai bombardamenti del 1944. Dall’area intorno al castello si ammira un bel panorama sul canyon della Foce. Lungo l’orlo della forra si snoda un sentiero – natura che consente di osservare varie specie di rapaci.
PARIGI E’ SEMPRE UNA BUONA IDEA
prima ancora di imprare a leggere e scrivere, conosceva il nome di tutte le possibili tonalità di azzurro. Il delicato carta da zuccherro, il celeste, il grigio – blu, l’azzurro ghiaccio, il blu polvere, l’acquamarina quasi trasparente, il turchese luminoso. E poi ancora l’indomabile oltremare, l’allegro fiordaliso e il freddo cobalto, il petrolio verde- azzurro che aveva in se i colori del mare e il misterioso indaco che tendeva gia al violetto, fino al blu saturo dello zaffiro, al blu notte e al blu notte scuro in cui il blu finiva per dissolversi – per Rosalie non esisteva un colore altrettanto ricco, meraviglioso e vario…
Alfedena (Antonella Giroldini)
Dal centro di Barrea la statale sale fino al valico di Barrea, dove è ancora visibile il tratturo di Pescasseroli – Candela. Di qui una discesa a tornanti porta ad Alfedena, situato in una posizione strategica sulle due sponde del Rio Toto. Fu centro dei sanniti pentri tra il VII e il III secolo a. C.
Oggi il centro conserva solo in parte l”originario aspetto medievale .