ABBAZIA DI S. PIETRO IN VALLE (Antonella Giroldini)

Il poggio del monte Solenne, su sorge l’abbazia , era già stato scelto come sede di un cenobio eremitico quando, nel 720, Faroaldo II, duca di Spoleto, si ritirò in questi luoghi fondando il nucleo conventuale benedettino. Dopo le distruzioni compiute dai saraceni ( fine IX secolo) , Ottone III diede avvio alla campagna di restauro portata a termine dal successore Enrico II; l’edificio attuale è frutto di un ripristino compiuto negli anni Trenta del ‘900 e si presenta composto da un’aula unica coperta a capriate, molto sviluppata in lunghezza, che riecheggia modelli d’oltralpe come cluny o St. Michael di Hildesheim. La maestosa torre campanaria, datata alla seconda metà dell’XI secolo (epoca alla quale risalirebbero anche le sculture dei Ss. Pietro e Paolo che ornano il portale meridionale)  si rifà a modelli romani con contaminazioni lombarde. el 1995 si è concluso il restauro del complesso ciclo di affreschi che decora le pareti della navata, considerato uno dei grandi monumenti della pittura romantica in Italia ( fine XII – inizi XIII secolo). La decorazione è organizzata su 4 registri: i primi 3 con scene del vecchio e nuovo testamento; l’ultimo, fortemente mutilo, era occupato probabilmente da elementi ornamentali e da immagini votive; ogni singola scena è illusionisticamente inquadrata da una finta galleria scandita da colonnine tortili e commentata da un titulus esplicativo. L’abside centrale è interamente ricoperta da un grande affresco disposto su tre registri e attribuito al Maestro Eggi  ( 1445 circa) ; di notevole interesse è l’altare maggiore, raro esempio di arte longobarda firmato ” Ursus Magester”. Nel transetto destro è custodito il cosiddetto sarcofago di Faroaldo II, urna romana che avrebbe ospitato le spoglie del fondatore ; sul fondo del transetto si trovano altri sarcofagi ascrivibili sempre al III secolo a. Cristo. L’ex convento, di proprietà privata, è adibito a struttura ricettiva e congressuale.

BERGAMO (Antonella Giroldini)

Un tour tra Città Alta e Bergamo Bassa

Il cuore della città di Bergamo, il vero simbolo della stessa, è rappresentato da Città Alta, cinta dalle mura, già esistenti in epoca romana ricostruite poi nel corso del medioevo, più volte modificate e ricostruite. Una visita a Bergamo non può che incominciare da qui, ammirando le fantastiche viste panoramiche e le bellissime costruzioni antiche che sono conservate. Solo dopo si potrà proseguire verso la Città Bassa, che presenta anch’essa tesori di inestimabile valore. Ecco tutto quello che non dovete perdervi di questa singolare città lombarda.
Città Alta .

Si parte da Piazza Vecchia, simbolo della città, definita dall’architetto Le Corbusier “la più bella piazza d’Europa”: la piazza ha raggiunto il suo splendore durante la dominazione veneta. In questa larga piazza, che – tempo permettendo – rappresenta uno dei luoghi prediletti per i molti studenti universitari, si trova il Palazzo della Ragione di età comunale, il Campanone, ex torre civica che ogni sera alle 22 rintocca i 180 colpi che in passato segnavano la chiusura delle porte della città per la notte, oggi sede universitaria, e la Biblioteca Civica Angelo Mai, situata in un bellissimo palazzo seicentesco di marmo bianco, un tempo sede del Municipio. Al centro della piazza spicca un’elegante fontana, donata alla città da Alvise Contarini, podestà veneto, nel corso del 18esimo secolo e tutto intorno locali, bar e caffè animano la zona.

Superando un arco sottostante al Palazzo della Ragione si raggiunge la piazzetta attigua del Duomo dove si trova appunto questa costruzione religiosa di grande bellezza, progettata dal Filarete. Da non perdere una visita all’interno del Duomo: potrete ammirare la cappella del Crocifisso (di origine cinquecentesco) e un abside con le tele di grandi artisti, come il Tiepolo. Adiacente si trova un’altra costruzione religiosa degna di nota, ovvero la Basilica di Santa Maria Maggiore, in stile romanico, realizzata nel 12esimo secolo. All’interno si trova la tomba di Gaetano Donizetti, compositore e operista bergamasco vissuto nel corso della prima metà dell’Ottocento, e del suo maestro Simon Mayr. Arazzi pregiati, tarsie di corso e iconostasi, la Cappella dei Colleoni, e un confessionale barocco opera di Andrea Fantoni costituiscono altri motivi per visitare questa chiesa.

Ritornando in Piazza Vecchia si prosegue in direzione della Cittadella fino a raggiungere Colle Aperto, dove si trova una delle quattro porte della città, ovvero quella di San Alessandro con lo stemma veneziano del Leone di San Marco. Attraversando la porta è possibile poi raggiungere la funicolare che conduce fino al Colle di San Vigilio. All’inizio di città Alta, inoltre, appena superata la Porta di Sant’Agostino da non perdere la chiesa sconsacrata omonima, oggi sede della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Bergamo. Si tratta di una costruzione realizzata nel 14esimo secolo, caratterizzata da una facciata gotica e da un soffitto decorato.

E ancora il Parco delle Rimembranze che si trova sul colle di Sant’Eufemia, il più alto di Bergamo e che sorge introno alla rocca trecentesca. Viene chiamato in questo modo perché molti bergamaschi furono fucilati dagli austriaci per reati politici nel corso dell’Ottocento. Sul muro esterno è oggi possibile trovare una lapide con i nome di alcuni uccisi.
Città Bassa
Sicuramente Bergamo Bassa è meno affascinante della città Alta. Non ci sono viste panoramiche mozzafiato, tuttavia questa parte moderna della città ha molto da offrire ai visitatori. Si parte dalla Chiesa di Santa Maria delle Grazie con l’ex convento annesso, realizzato dai francescani nella prima metà del 1400, si prosegue con i propilei di Porta Nuova, fino ad arrivare a Palazzo Frizzoni, sede del Municipio. L’edificio domina piazza Matteotti dove potrete ammirare anche alcuni monumenti importanti, come quello al Partigiano di Giacomo Manzù e la statua di Cavour opera di Bistolfi.

Non perdetevi, a questo punto, una passeggiata lungo il Sentierone lastricato, tra negozi e antichi palazzi. Tra le altre mete degne di nota in città c’è il famoso Teatro Donizetti, la Chiesa di San Bartolomeo, la Torre dei Caduti di piazza Vittorio Veneto e il Chiostro di Santa Marta.

E ancora assolutamente da visitare c’è la piazzetta Dante con la sua bella fontana settecentesca, il Palazzo di Giustizia e il Palazzo della Banca d’Italia entrambi realizzati da Piacentini all’inizio del XX secolo e il Palazzo della Camera di Commercio, opera che porta la firma dell’architetto bergamasco Luigi Angelini.

Consigliata una passeggiata anche lungo Borgo Pignolo: si tratta di una zona di origini medievale dove si trovano incredibili palazzi neoclassici che collega la città Bassa alla città Alta. Qui si trova anche la Gamec, la Galleria d’arte moderna e contemporanea di Bergamo che ospita collezioni e mostre temporanee di assoluto pregio.
Nei dintorni
Se avete un po’ di giorni a disposizione è consigliabile visitare i dintorni della città di Bergamo. Nella provincia si trovano altri luoghi artistici, storici e architettonici di assoluto pregio, come il Monastero di Astino risalente al 13esimo secolo e l’Abbazia di Pontida o posti naturalisti assolutamente fantastici, come il Parco regionale dei colli di Bergamo che organizza molte escursioni o le località turistiche della Val Brembana, come Serina, Foppolo, Carona, solo per citarne alcuni.

PALMANOVA (Antonella Giroldini)

Palmanova è unica nel suo genere perché la sua pianta è geometricamente perfetta, a tal punto da sembrare quasi “non umana” nella sua visione dall’alto. E’ a forma di stella a nove punte.  E’ circondata da mura e fossati che per circa sette chilometri formano questa cornice così armoniosa. Sei strade convergono verso il centro, una piazza esagonale, talmente perfetta che al suo interno è facile restare confusi, trovandosi di fronte ad un panorama pressoché identico a 360°. E’ la città della “numerologia” per eccellenza avendo: Stella a 9 punte come pianta;  9 bastioni di fortezza e cerchie di mura; 3 porte di accesso rivolte verso Cividale, Aquileia e Udine; 18 strade radiali di cui 6 le principali;  La piazza centrale esagonale. Fondamentalmente risulta essere costruita sul numero 3.

Il 7 ottobre 1593 fu posta la prima pietra sul progetto di Giulio Savorgnan e Marcantonio Martinengo. La sua edificazione impegnò molte energie oltre all’armonia e alla sua originalità doveva anche essere funzionale, dato che uno dei suoi principali scopi era la difesa della zona dalle invasioni dei turchi.

Fu l’antico borgo di Palmata ad essere trasformato in Palma La Nuova. Fu costruita per volontà della Serenissima Repubblica di Venezia che disse di averla realizzata esclusivamente a scopo militare. Ma la sua forma è troppo originale affinché l’unica ragione sia questa.

Si decise di realizzarla a causa dei turchi che, dopo sette incursioni senza troppa fatica in Friuli, misero quasi la regione in ginocchio. Le altre città erano troppo vecchie e mal ridotte dal punto di vista difensivo, occorreva qualcosa di innovativo, una grossa fortezza “contenitore” per persone in difficoltà.

Una difesa per il corpo e per l’anima.  Interessante è la Piazza d’Armi o Piazza Grande, la piazza centrale perfettamente esagonale. Al centro vi è un basamento a 6 lati, di pietra d’Istria da cui si alza lo stendardo. All’imbocco di ogni strada che si diramano da qui vi sono 11 statue che rappresentano i Provveditori Generali della fortezza. Non si conoscono le singole vicende che legano ogni personaggio, ma si ritiene che vennero scolpiti a riconoscenza di qualche fatto.

Inoltre lungo tutto il perimetro della piazza passa un canaletto pieno d’acqua. Questo ha un forte valore simbolico perché valorizza il centro di Palmanova come area pura, pulita, sicura perchè circondata dall’acqua. Circoscriversi con il nobile liquido significava difendersi da un fuoco, da un incendio dirompente, dalla corruzione e dal male del mondo circostante.

E qui potrebbe emergere una duplice lettura.
Se da un lato si usavano le mura per difenderla da attacchi concreti di eserciti spietati, dall’altro si usava un “muro di acqua” come difesa da forze oscure e malvagie, perché essa, simbolo di vita, avrebbe respinto la morte.

Così Palmanova, oltre a distinguersi come Gran fortezza, aveva l’appellativo anche di luogo di salvezza, se venne concepita per difendere il corpo, perché no, poteva difendere anche l’anima.

Di seguito le 6 frasi sui lati del basamento

“Non fare al tuo prossimo cosa che tu non vorresti fatta a te”
“Popolo ecco qui costituito il tuo sovrano”
“Chi desidera il ritorno della antica schiavitù resti vittima sotto quest’albero”
“Guerra contro i tiranni e pace alli popoli”
“La fratellanza è la principale conseguenza dell’eguaglianza della libertà e della giustizia”
“Popolo godi dei tuoi diritti ma non dimenticare mai i tuoi doveri”

La città ideale
E’ stata realizzata in questo modo anche per essere un baluardo del rinascimentale concetto di città ideale.
La sua data di nascita è il 7 ottobre 1593, che ricorda due date molto importanti: la festa di Santa Giustina patrona della città e l’anniversario della vittoria di Lepanto sui Turchi nell’anno 1571 e dato che è stata voluta dalla Serenissima di Venezia come baluardo di difesa contro i turchi, la data di fondazione è simbolica.
Poi nel 1797 alla caduta di Venezia passò sotto il dominio napoleonico, poi all’Austria e infine al Regno d’Italia nel 1866.
Nel 1960 fu proclamata l’intera città “Monumento Nazionale”.

Una macchina da guerra
Una curiosità: per salire al piano superiore delle tre porte principali occorre percorrere alcune rampe laterali, così se i nemici fossero riusciti ad oltrepassare le entrate, sarebbero finiti in una sorta di cortile interno chiuso dalle stesse rampe, direttamente in trappola in balia degli assediati che erano lì in alto ad aspettarli.

Un’altra caratteristica della città era la sua “invisibilità”. Era infatti stata costruita più in basso della linea d’orizzonte così da sparire agli occhi nemici che non sarebbero riusciti a definirla completamente avendo sempre molti angoli sconosciuti. Dopotutto le ricognizioni aeree non esistevano e colline e monti erano lontani. Inoltre le mura esterne sono ricoperte di terra e vegetazione che addirittura mimetizzano l’intero abitato. Fu celebrata come la più inespugnabile città dell’intera Europa. Per questo ispirò altre fortezze europee: Pamplona e Jaca in Spagna, Vauban in Francia, Neuf Brisach in Alsazia, Fredericia in Germania più tante altre.

Perché non fu mai abitata?
Ma Palmanova aveva anche un cuore, non doveva ospitare solo militari, ma era stata progettata per contenere anche 20.000 abitanti, famiglie disposte a vivere al suo interno. Ma la cosa non ebbe successo perché nessuno ci andò ad abitare.
Per quale motivo? Forse spaventava l’idea di crescere dei figli all’interno di un ambiente finalizzato alla guerra. Oppure semplicemente spaventava la stessa città, così regolare, così perfetta e uguale in ogni suo angolo, probabilmente anche così fredda, soprannaturale, ultraterrena.

Se questo affascina noi che ci rechiamo a visitarla, un tempo poteva forse spaventare. Chissà, magari all’interno di questa stella perfetta ci si sentiva addirittura prigionieri. La sensazione era così forte che la stessa Venezia per “riempire” la città inviò i prigionieri per viverci. Il destino volle che Palmanova non affrontò mai un assedio, perché passò poi sotto il dominio napoleonico in totale pace e abbandono.

Unica in Europa, Palmanova mantiene un fascino senza pari, una vera stella del firmamento in terra. Così come noi dalla terra possiamo osservare le stelle in cielo, finalmente anche il cielo può osservare una splendida stella sulla terra.

La leggenda del pastore Camotio e della ragnatela
Esistono due leggende legate alla fondazione di Palmanova. La prima narra di un pastore di nome Camotio che addormentatosi nel luogo in cui successivamente sorse la città, corse dai suoi amici giurando di aver avuto come visione una grandiosa fortezza a forma di stella che lì sarebbe sorta. Lo presero per ubriaco e lo beffeggiarono. Un’altra narra che quindici provveditori, durante un sondaggio del terreno, furono colpiti da un temporale e trovarono riparo in una cappella di quel luogo desolato. Mentre erano in attesa che la pioggia cessasse, una ragnatela cadde dal soffitto posizionandosi perfettamente davanti a loro. Ed ecco che ebbero come un’illuminazione per il progetto della futura fortezza. Dopotutto non esiste nulla di tanto perfetto che non nasca prendendo ispirazione dalla natura stessa e chi, come un ragno, avrebbe saputo meglio costruire un luogo di difesa! Furono tutti d’accordo, si passò al progetto e come piccoli ragnetti iniziarono a tessere la piantina.