Museo “Monteriggioni in Arme” (Antonella Giroldini)

Il museo ospita fedeli riproduzioni di armi e armature medievali e rinascimentali. Accurati modellini, inoltre, illustrano mezzi e tecniche di assedio in auge nelle stesse epoche.
Ogni sala è dedicata a uno specifico momento della storia di Monteriggioni, all’interno del quale i pezzi esposti sono contestualizzati.
Insolita quanto apprezzata dalla maggioranza del pubblico è la possibilità di maneggiare e indossare alcune armi e parti di armature, situate in apposite zone del museo. Alcuni pannelli esplicativi e un’agevole audioguida multilingue accompagnano il visitatore in questa breve, ma intensa immersione nella storia.

PALAZZO BONIFACIO VIII – ANAGNI (Antonella Giroldini)

Anagni, nota come la città dei Papi, ha dato i natali a quattro pontefici ed è stata a lungo residenza papale.
Nel centro storico, fatto di edifici eleganti ed austeri, di chiese romaniche, di campanili, di logge e di piazze dall’architettura sobria ed essenziale, sorge il Palazzo di Bonifacio VIII, sede di fatti memorabili del Medioevo europeo.
Lo schiaffo
Veggio in Alagna intrar lo fiordaliso,
e nel vicario suo Cristo esser catto.
Veggiolo un’altra volta esser deriso;
veggio rinovellar l’aceto e ‘l fiele,
e tra vivi ladroni esser anciso.
(Dante Alighieri – XX canto del Purgatorio)

 

L’epilogo di uno scontro tra due visioni del potere: Bonifacio VIII asseriva il potere universale ed eterno della chiesa; Filippo IV si trovava ad essere il re del primo stato nazionale d’Europa, con fortissime esigenze finanziarie.
All’inizio del 1296 Filippo IV tassò il clero francese, vietò l’esportazione di denaro, oro e argento fuori dal regno, rivendicò il diritto di giudicare i chierici francesi e contravvenne ripetutamente a tutti i richiami di Bonifacio VIII.
Filippo riteneva di dover rendere conto solo a Dio e giudicava Bonifacio VIII un papa indegno. Dopo aver rischiato più volte di incorrere nella scomunica, inviò Guglielmo di Nogaret in Italia perché organizzasse il partito avverso a Bonifacio VIII e conducesse il papa davanti al giudizio di un concilio generale. Bonifacio era ormai pronto a scomunicare il re, ma non fece in tempo: il 7 settembre del 1303 lo raggiunsero ad Anagni oltre mille uomini mercenari guidati da Giacomo Sciarra Colonna.
I nemici entrarono dalle porte già aperte dai traditori del papa, tra i quali i pronipoti dell’altro pontefice anagnino Gregorio IX. Gli aggressori gridavano: “Viva il re di Francia, muoia papa Bonifazio!”.
Iniziarono le trattative, Sciarra richiese la resa e le dimissioni dal soglio pontificio e il papa rifiutò. Bonifacio era disposto al martirio e rispose alla furia di Sciarra dicendo: “E le col e le cape! Nosco primogenitum Sathane” “Ecco il collo, ecco la testa! Riconosco il primogenito di Satana”. Ed è in questa occasione che si narra che Sciarra Colonna schiaffeggiò il papa Bonifacio VIII.

CRIPTA DELLA CATTEDRALE DI ANAGNI (Antonella Giroldini)

La cripta di Anagni, collocata all’interno della Cattedrale del paese del basso Lazio noto come la città dei Papi, rappresenta un gioiello unico nella storia architettonica e pittorica medievale. Dedicata al patrono della città, San Magno, venne costruita contestualmente alla Chiesa superiore tra la fine dell’XI secolo e l’inizio del XII. Quel che colpisce il visitatore è la bellezza e la magnificenza del ciclo pittorico attribuito a tre maestranze diverse che raffigura non solo un percorso di fede ma il ciclo esistenziale dell’uomo.

Sotto la cattedrale romanica di Anagni si nasconde un tesoro, uno scrigno pittorico di rara bellezza che parte dalla creazione dell’universo costituitosi, secondo la filosofia greca, dalla fusione dei quattro elementi, arrivando fino al giorno del giudizio. Posizionata sotto il presbiterio e divisa in tre navate da colonne poggianti su un meraviglioso pavimento cosmatesco, la cripta di Anagni è coperta da ventuno volte rivestite da affreschi pregevoli e in ottimo stato di conservazione.

Tra le scene dell’Antico Testamento e le immagini tratte dal Nuovo Testamento si trovano infatti affreschi di carattere scientifico-filosofico che raffigurano nella prima volta la ruota dei dodici segni dello zodiaco e, nella seconda, l’uomo nudo intorno a cui si collocano quattro sfere che simboleggiano le quattro età dell’uomo collegate, a loro volta, ai quattro elementi naturali e alle quattro stagioni.

La nascita dell’uomo, così come rappresentata dal punto di vista scientifico, entra per la prima volta all’interno di un edificio sacro e l’astronomia si lega in una mistione perfetta alla fede e alla religione.
Definita dal biblista Gianfranco Ravasi come una piccola cappella Sistina sotterranea, la cripta di Anagni racchiude questo unicum pittorico straordinario, realizzato da tre diverse botteghe di pittori in un arco temporale collocabile tra l’inizio del XII e la metà del XIII secolo.

CAPODANNO ALLE TERME (Antonella Giroldini)

Eravamo davvero stanche del solito capodanno e così quando abbiamo visto che a Chianciano si poteva passare un capodanno a mollo nelle vasche termali brindando al nuovo anno in accappatoio, costume e ciabattine non ci abbiamo pensato due volte!

E tra le due offerte : capodanno alle Terme Sensoriali o alle Piscine Termali Theia, abbiamo optato per la seconda opzione.  Eravamo curiose , infatti, mentre le terme sensoriali erano per noi già state una meta qualche anno prima, le piscine Theia non le avevamo trovate aperte.

Suggestivo lo spettacolo del bagno notturno e bella esperienza nel complesso, ma sicuramente per chi desidera un percorso termale vero e proprio nulla a che vedere con le Terme Sensoriali.

E se qualcuno avesse paura di aver fame, ecco il menù previsto:

Alle Piscine Termali Theia dalle 21,30 alle 2,00 del mattino si festeggia fra le 7 vasche con acqua termale a 36⁰C e un menu speciale:
Crostini agli antichi sapori Toscani

Prosciutto di Norcia

Pecorino stagionato nelle Vinacce, Pecorino con le noci, Pecorino Cento fiori

Salame e Finocchiona di Cinta Senese con Focaccia all’olio.

Ricotta fresca di Pienza

Spiedini di Caprese

Insalata di orzo perlato con i sapori della nostra campagna

Quadrucci di Polenta al ragù di Cinghiale

Cannelloni ripieni con dadolata di verdure in vellutata di Taleggio e Pecorino

Pici al ragù di ristretto di carne Chianina dop

Filetto di Maialino Brado cotto a legna agli agrumi e foglie di Alloro

Sformato di Cardi e Patate

Insalatina Campagnola

Panettone Magnum ripieno

Dolcetti delle feste

Carpaccio di Ananas e Melone

Acqua Minerale

Vino Rosso/ Bianco della nostra terra / Spumante dolce e brut

 

UMBERTIDE (Antonella Giroldini)

Collocata nell’Alta Valle del Tevere, attraversata dallo stesso Tevere e dal torrente Reggia (o Regghia), Umbertide presenta un caratteristico centro storico ancora circondato dalle mura medioevali nei tratti che costeggiano i corsi d’acqua.

 

Uno dei monumenti più importanti della cittadina è la Rocca, una superba fortezza medioevale da sempre simbolo di Umbertide, ora adibita a Centro di Esposizioni d’Arte Contemporanea. Di origini quattrocentesche, la Rocca è costituita da una torre quadrata alta 31 metri posta di fronte al torrente Reggia e collegata verso l’interno da due torrioni circolari più bassi ed un terzo baluardo quadrato.
Edificato nel Seicento e situato in piazza Matteotti, il Palazzo Comunale presenta decorazioni interne del XVII secolo.
La Chiesa di San Francesco, di origine trecentesca, è realizzata in stile gotico e presenta un bel portale ad arco tribolo. Edificata in stile barocco tra il XVI e il XVII secolo, la Chiesa – Museo di Santa Croce è attualmente adibita a Museo civico e conserva la tavola della Deposizione della Croce di Luca Signorelli e la Madonna col Bambino in gloria del Pomarancio. La Chiesa di Santa Maria, del 1486, custodisce invece affreschi del Pinturicchio.
La Collegiata di S. Maria della Reggia presenta una forma molto originale: ottagonale fuori e circolare dentro , con un diametro di 22 metri per un’altezza di 40 metri. Dal pavimento in cotto policromo del XVII secolo s’innalzano 16 altissime colonne; tele ed affreschi di grandi artisti, decorano le pareti. Costruita tra la metà e la fine del Cinquecento, la chiesa conserva infatti una Madonna con Bambino e Santi del XV secolo, una Trasfigurazione di Nicolò Circignani, ed è ornata di un magnifico Tabernacolo del ‘500. Attualmente è sede della Parrocchia di San Giovanni Battista.

Spoleto (Antonella Giroldini)

Il fascino di Spoleto nasce non soltanto dai monumenti più o meno illustri che adornano, ma soprattutto dal rapporto un po’ speciale con la natura che la circonda. Il Monteluco non funge semplicemente da quinta scenografica , ma è un vero protagonista della storia della città, con la sua foresta di lecci protetta fin dall’antichità da leggi severe contro il taglio. Il poter controllare la valle, non a caso chiamata “valle spoletina”, dalla posizione privilegiata del colle, ha consentito alla città di ricoprire nel corso dei secoli ruoli di primaria importanza difficilmente spiegabili da un punto di vista strettamente economico. Il centro è munito per la prima volta di ” mura ciclopiche” nel IV secolo a.C. , ma dotato di un impianto urbano su modello greco solo a partire dal 241 a.C, dopo la deduzione della colonia romana. Al dissolversi dell’impero romano subentratono varie dominazioni barbariche fino alla istituzione del ducato di Spoleto  .

 Monumenti di Spoleto

  • La Rocca Albornoziana è situata sulla sommità del monte sant’Elia e sovrasta la città.

    la Rocca fu fatta costruire nella metà del ‘300, sotto la direzione dell’architetto Matteo gattaponi, dal Cardinale Egidio Albornoz, per ordine del Papa Innocenzo VI per affermare il potere della Chiesa nell’Italia centrale, dopo il ritorno della sede Papale da Avignone nella città di Roma.

    la Rocca ha un perimetro rettangolare delineato da quattro torri angolari ed un corridoio mediano collega altre due torri: il cortile delle Armi, destinato alle truppe e il cortile d’Onore dove risiedevano i governatori, ma nei cui edifici sono stati accolti anche il Pontefice Bonifacio IX e il Pontefice Niccolò V durante la peste di Roma.

    Nel piano superiore un portale in pietra Cinquecentesca permette l’ingresso al Salone d’Onore, dove si svolgevano importantio cerimonie e banchetti.

    La Rocca è stata utilizzata come carcere dal 1817 fino al 1982 e nel 2007 è diventata la sede del Museo Nazionale del Ducato di Spoleto.

  • L’Arco di Druso e Germanico permette l’accesso al Foro di Spoleto.

    Quest’arco fuf fatto costruire nel 23 d.C. in onore di Druso e Germanico, rispettivamente figlio e nipote dell’Imperatore Romano Tiberio. La struttuta quadrata è formata da blocchi di pietra calcarea locale , con decorazioni costituite da capitelli corinzi e fregi dorici.Il Palazzo Rosari-Spada, fu costruito negli anni ‘600 e ‘700 ed ospita il Museo del Tessile di Spoleto. All’interno si possono ammirare i percorsi e l’evoluzione della moda negli anni con l’esposizione di manufatti tessili provenienti da tutto il mondo nell’arco degli anni, dagli Stati Uniti alla Turchia fino alla Cina e Persia.

    L’esposizione si sviluppa in cinque sale dalle diverse tematiche: nella prima sala troiviamo diversi paramenti sacri di varie epoche storiche, nella seconda sala detta “del costume” siu possono ammirare diversi abiti appartenuti a personaggi importanti come, ad esempio un abito in stile impero indossato dalla cognata di Napoleone, la terza sala è riservata agli accessori delle diverse epoche storiche, da cuffie, cappelli, sciarpe fino a borse e merletti, la quarta sala è riservata agli arazzi e tappeti appartenuti alla regina Cristina di Svezia, mentre nella quinta sala sono esposti i tessuti dell’arte tipica perugina, il cui pregio è riconosciuto anche nelle opere di molti pittori e artisti come ad esempio Leonardo.

    Tra i momnumenti più pittoreschi della città, dove suggeriamo una passeggiata se non avete paura dell’altezza, ricordiamo il Ponte delle Torri, un ponte acquedotto romano che si erge sopra la torrente Tessali e che collega il monte Sant’Elia al Monteluco, agli estremi del quale si ergono la rocca Albornoziana e il Fortilizio dei Mulini. Il ponte è lungo 230 metri ed alto 80 metri. La sua spettacolare bellezza ha affascinato molti scrittori, tra i quali Goethe, al cui ponte ha dedicato una parte del suo saggio “Viaggio in Italia”.

  • Il Teatro Romano risalente al I secolo d. C., a piantan semicircolare che si estende in una cavea di 70 metri di diametro, fu già in antichità restaurato in seguito ad una eventuale frana, è stato riportato alla luce grazie agli scavi iniziati nel 1938. Oggi ospita il museo Archeologico di Spoleto ed è usato per diversi concerti e spèettacoli, tra i quali il più importante è rappresentato dal Festival dei due mondi.
  • Il complesso dell’anfiteatro romano a nord di Spoleto, si estende per 10.000 metri quadrati ed grande quasi come una città. E’ stato scoperto agli inizi del ‘900 ed è formato dai resti di un anfisteatro romano, due chiostri, cortili, giardini e due monasteri che comprendono le chiese di: SS Stefano e Tommaso e la chiesa di San Gregorio Minore. Una buona parte degli edifici è ancora in fase di ristrutturazione.

    Negli anni dell’epoca romana è stato utilizzato per spettacoli circenzi, dei gladiatori e anche per il martirio di alcuni Santi Spoletini.

La Rocca Albornoziana di Spoleto (Antonella Giroldini)

Nella parte più elevata della piazza Campello si apre l’ingresso al viale che conduce alla Rocca. La sommità del colle era già stata spianata in antico per la costruzione dell’acropoli, nel V secolo dotata di un tempio italico e nel secolo successivo cinta di mura. Nel 1359 il cardinale Albornoz ne decise la costruzione come saldo punto di appoggio del dominio papale, affidando nel 1362 la direzione del cantiere a Matteo di Giovannello , il Gattapone, che progettò una poderosa fabbrica rettangolare , con sei torrioni , divisa in due quadrati da un imponente braccio traverso. Fu a più riprese ampliata e decorata da affreschi e stemmi che documentano le molte frequentazioni illustri, per poi essere destinata a bagno penale dello Stato pontificio.

Utilizzata come carcere fino al 1983, è stata acquistata dallo Stato e sottoposta a un intervento di restauro che si è recentemente concluso con l’allestimento, nei pregievoli interni, del Museo Nazionale del Ducato con opere d’arte, affreschi staccati e testiminianze epigrafiche e archeologiche dalla tarda antichità al tardo medioevo provenienti dalle collezioni civiche, e la realizzazione di spazi per mostre e temporanee manifestazioni.