UMBERTIDE (Antonella Giroldini)

Collocata nell’Alta Valle del Tevere, attraversata dallo stesso Tevere e dal torrente Reggia (o Regghia), Umbertide presenta un caratteristico centro storico ancora circondato dalle mura medioevali nei tratti che costeggiano i corsi d’acqua.

 

Uno dei monumenti più importanti della cittadina è la Rocca, una superba fortezza medioevale da sempre simbolo di Umbertide, ora adibita a Centro di Esposizioni d’Arte Contemporanea. Di origini quattrocentesche, la Rocca è costituita da una torre quadrata alta 31 metri posta di fronte al torrente Reggia e collegata verso l’interno da due torrioni circolari più bassi ed un terzo baluardo quadrato.
Edificato nel Seicento e situato in piazza Matteotti, il Palazzo Comunale presenta decorazioni interne del XVII secolo.
La Chiesa di San Francesco, di origine trecentesca, è realizzata in stile gotico e presenta un bel portale ad arco tribolo. Edificata in stile barocco tra il XVI e il XVII secolo, la Chiesa – Museo di Santa Croce è attualmente adibita a Museo civico e conserva la tavola della Deposizione della Croce di Luca Signorelli e la Madonna col Bambino in gloria del Pomarancio. La Chiesa di Santa Maria, del 1486, custodisce invece affreschi del Pinturicchio.
La Collegiata di S. Maria della Reggia presenta una forma molto originale: ottagonale fuori e circolare dentro , con un diametro di 22 metri per un’altezza di 40 metri. Dal pavimento in cotto policromo del XVII secolo s’innalzano 16 altissime colonne; tele ed affreschi di grandi artisti, decorano le pareti. Costruita tra la metà e la fine del Cinquecento, la chiesa conserva infatti una Madonna con Bambino e Santi del XV secolo, una Trasfigurazione di Nicolò Circignani, ed è ornata di un magnifico Tabernacolo del ‘500. Attualmente è sede della Parrocchia di San Giovanni Battista.

Spoleto (Antonella Giroldini)

Il fascino di Spoleto nasce non soltanto dai monumenti più o meno illustri che adornano, ma soprattutto dal rapporto un po’ speciale con la natura che la circonda. Il Monteluco non funge semplicemente da quinta scenografica , ma è un vero protagonista della storia della città, con la sua foresta di lecci protetta fin dall’antichità da leggi severe contro il taglio. Il poter controllare la valle, non a caso chiamata “valle spoletina”, dalla posizione privilegiata del colle, ha consentito alla città di ricoprire nel corso dei secoli ruoli di primaria importanza difficilmente spiegabili da un punto di vista strettamente economico. Il centro è munito per la prima volta di ” mura ciclopiche” nel IV secolo a.C. , ma dotato di un impianto urbano su modello greco solo a partire dal 241 a.C, dopo la deduzione della colonia romana. Al dissolversi dell’impero romano subentratono varie dominazioni barbariche fino alla istituzione del ducato di Spoleto  .

 Monumenti di Spoleto

  • La Rocca Albornoziana è situata sulla sommità del monte sant’Elia e sovrasta la città.

    la Rocca fu fatta costruire nella metà del ‘300, sotto la direzione dell’architetto Matteo gattaponi, dal Cardinale Egidio Albornoz, per ordine del Papa Innocenzo VI per affermare il potere della Chiesa nell’Italia centrale, dopo il ritorno della sede Papale da Avignone nella città di Roma.

    la Rocca ha un perimetro rettangolare delineato da quattro torri angolari ed un corridoio mediano collega altre due torri: il cortile delle Armi, destinato alle truppe e il cortile d’Onore dove risiedevano i governatori, ma nei cui edifici sono stati accolti anche il Pontefice Bonifacio IX e il Pontefice Niccolò V durante la peste di Roma.

    Nel piano superiore un portale in pietra Cinquecentesca permette l’ingresso al Salone d’Onore, dove si svolgevano importantio cerimonie e banchetti.

    La Rocca è stata utilizzata come carcere dal 1817 fino al 1982 e nel 2007 è diventata la sede del Museo Nazionale del Ducato di Spoleto.

  • L’Arco di Druso e Germanico permette l’accesso al Foro di Spoleto.

    Quest’arco fuf fatto costruire nel 23 d.C. in onore di Druso e Germanico, rispettivamente figlio e nipote dell’Imperatore Romano Tiberio. La struttuta quadrata è formata da blocchi di pietra calcarea locale , con decorazioni costituite da capitelli corinzi e fregi dorici.Il Palazzo Rosari-Spada, fu costruito negli anni ‘600 e ‘700 ed ospita il Museo del Tessile di Spoleto. All’interno si possono ammirare i percorsi e l’evoluzione della moda negli anni con l’esposizione di manufatti tessili provenienti da tutto il mondo nell’arco degli anni, dagli Stati Uniti alla Turchia fino alla Cina e Persia.

    L’esposizione si sviluppa in cinque sale dalle diverse tematiche: nella prima sala troiviamo diversi paramenti sacri di varie epoche storiche, nella seconda sala detta “del costume” siu possono ammirare diversi abiti appartenuti a personaggi importanti come, ad esempio un abito in stile impero indossato dalla cognata di Napoleone, la terza sala è riservata agli accessori delle diverse epoche storiche, da cuffie, cappelli, sciarpe fino a borse e merletti, la quarta sala è riservata agli arazzi e tappeti appartenuti alla regina Cristina di Svezia, mentre nella quinta sala sono esposti i tessuti dell’arte tipica perugina, il cui pregio è riconosciuto anche nelle opere di molti pittori e artisti come ad esempio Leonardo.

    Tra i momnumenti più pittoreschi della città, dove suggeriamo una passeggiata se non avete paura dell’altezza, ricordiamo il Ponte delle Torri, un ponte acquedotto romano che si erge sopra la torrente Tessali e che collega il monte Sant’Elia al Monteluco, agli estremi del quale si ergono la rocca Albornoziana e il Fortilizio dei Mulini. Il ponte è lungo 230 metri ed alto 80 metri. La sua spettacolare bellezza ha affascinato molti scrittori, tra i quali Goethe, al cui ponte ha dedicato una parte del suo saggio “Viaggio in Italia”.

  • Il Teatro Romano risalente al I secolo d. C., a piantan semicircolare che si estende in una cavea di 70 metri di diametro, fu già in antichità restaurato in seguito ad una eventuale frana, è stato riportato alla luce grazie agli scavi iniziati nel 1938. Oggi ospita il museo Archeologico di Spoleto ed è usato per diversi concerti e spèettacoli, tra i quali il più importante è rappresentato dal Festival dei due mondi.
  • Il complesso dell’anfiteatro romano a nord di Spoleto, si estende per 10.000 metri quadrati ed grande quasi come una città. E’ stato scoperto agli inizi del ‘900 ed è formato dai resti di un anfisteatro romano, due chiostri, cortili, giardini e due monasteri che comprendono le chiese di: SS Stefano e Tommaso e la chiesa di San Gregorio Minore. Una buona parte degli edifici è ancora in fase di ristrutturazione.

    Negli anni dell’epoca romana è stato utilizzato per spettacoli circenzi, dei gladiatori e anche per il martirio di alcuni Santi Spoletini.

La Rocca Albornoziana di Spoleto (Antonella Giroldini)

Nella parte più elevata della piazza Campello si apre l’ingresso al viale che conduce alla Rocca. La sommità del colle era già stata spianata in antico per la costruzione dell’acropoli, nel V secolo dotata di un tempio italico e nel secolo successivo cinta di mura. Nel 1359 il cardinale Albornoz ne decise la costruzione come saldo punto di appoggio del dominio papale, affidando nel 1362 la direzione del cantiere a Matteo di Giovannello , il Gattapone, che progettò una poderosa fabbrica rettangolare , con sei torrioni , divisa in due quadrati da un imponente braccio traverso. Fu a più riprese ampliata e decorata da affreschi e stemmi che documentano le molte frequentazioni illustri, per poi essere destinata a bagno penale dello Stato pontificio.

Utilizzata come carcere fino al 1983, è stata acquistata dallo Stato e sottoposta a un intervento di restauro che si è recentemente concluso con l’allestimento, nei pregievoli interni, del Museo Nazionale del Ducato con opere d’arte, affreschi staccati e testiminianze epigrafiche e archeologiche dalla tarda antichità al tardo medioevo provenienti dalle collezioni civiche, e la realizzazione di spazi per mostre e temporanee manifestazioni.

 

 

CITTA’ DI CASTELLO (Antonella Giroldini)

Cosa vedere a Città di Castello in un giorno. Alla scoperta di un’Umbria minore ma non per questo meno carica di fascino con la nostra miniguida che ti spiega cosa vedere, cosa fare e cosa mangiare a Città di Castello per vivere la città a 360°!
Simbolo di Città di Castello è senza dubbio il gruppo di campanili che la rende subito riconoscibile e che rappresentano una sorta di “summa” delle sue stesse vicende storiche, fortemente caratterizzate dalla contrapposizione tra il potere civico e quello religioso.

A testimonianza del passato medievale, in alcuni tratti è visibile la doppia cinta muraria, ancora intatta in molti punti. Cominciamo il nostro tour dalla circonvallazione ovest dove si trovano a trecentesca Porta Sant’Andrea ed il Torrione San Giacomo. Proseguiamo poi nel centro storico dove potremo ammirare il Palazzo del Podestà che conserva integra una sola facciata, quella verso Corso Cavour, ornata da nove volte ogivali aperte a sesto acuto, con lunette arricchite di stemmi e fregi, in pietra, al piano terreno e da una serie di stupende bifore al piano nobile. Un arco più ampio segna il voltone d’ingresso al Palazzo e comunica con il loggiato seicentesco che si apre sulla bella Piazza Fanti. La facciata del Palazzo che dà su Piazza Matteotti appare di impianto neoclassico e fu terminata da Nicola Barbioni nel 1687. Caratteristico il quadrante della Rosa dei Venti che ospita anche un doppio orologio delle ore e dei minuti.

Nella guida su cosa vedere a Città di Castello non può mancare Piazza Matteotti, il “centro del centro” della città. Vi si affacciano, oltre alla facciata neoclassica del Palazzo del Podestà, il Palazzo Bondi-Mancini, Palazzo Vitelli-Bufalini, Palazzo Cappelletti in stile tardo rinascimentale e la facciata laterale di Palazzo Bufalini.
La suggestivo Torre civica del XIII secolo, dall’originale aspetto prismatico, conserva murati alcuni stemmi di pietra e la traccia dell’affresco che i Priori commissionarono a Luca Signorelli nel 1474. Simbolo del potere comunale (fu anche adibita a carcere) la Torre è nota come “Torre del Vescovo”, perché unita a Palazzo Vescovile, più volte riedificato sino ad avere l’attuale aspetto settecentesco. Tra le cose da fare a Città di Castello non può mancare una camminata fin sulla cima per godere della incomparabile veduta sul centro storico, sulla verdissima collina della Montesca e sull’intera vallata alto-tiberina.
Altri punti d’interesse della città sono la Torre Cilindrica, la Cattedrale di San Florido e il Palazzo Comunale.

PALESTRINA (Antonella Giroldini)

L’attuale nucleo urbano di Palestrina sorge sull’antica città di Praeneste, di origine latina, la cui fama, in età antica, era legata al Santuario della Fortuna Primigenia, luogo di culto dalla notevole importanza storica.

Il Palazzo Colonna Barberini venne costruito nell’XI nel luogo dove sorgeva il Santuario della Fortuna Primigenia, Tuttavia, quello che vediamo attualmente non è l’edificio originale. Infatti, nel XV secolo fu demolito e ricostruito. Al suo interno ospita il Museo Archeologico Prenestino.
Altro importante monumento è, come accennato, il Santuario della Fortuna Primigenia di cui attualmente ne sono rimasti alcuni settori. È una delle testimonianze più importanti dell’età tardo repubblicana. Attenti studi hanno confermato che le sue origini, infatti, si attestano al II secolo a.C. Insieme al museo, questo antichissimo monumento, fa parte del sistema museale del Lazio.
La Cattedrale di Sant’Agapito
Tra gli edifici religiosi che arricchiscono il patrimonio storico di Palestrina possiamo citare senza dubbio la Basilica-Cattedrale di Sant’Agapito martire costruita tra il VII e VIII secolo e consacrata nel 1117. La facciata conserva il timpano romanico nella sua parte superiore, mentre il portale di marmo è del 1503. Si possono notare tracce di una antica meridiana di epoca romana.

L’interno è composto da tre navate divise da pilastri con cappelle laterali. La chiesa ospita significative opere d’arte, tra le quali la raffigurazione della decapitazione di Sant’Agapito di Carlo Saraceni nella cappella terminale della navata di destra, la crocifissione con Maria e San Lorenzo di Girolamo Siciolante da Sermoneta all’interno della Cappella di San Lorenzo e, un piccolo trono ligneo raffigurante il Salvatore, conservato nel Battistero.
Il centro storico
Continuando la visita di Palestrina, possiamo ammirare la Chiesa di Santa Rosalia situata nei pressi del Palazzo Colonna Barberini. Questa, venne fatta erigere da Maffeo Barberini tra il 1656 e il 1660. Un altro importante luogo di culto è, senza dubbio, la Chiesa e il convento di San Francesco costruito nel XV secolo. L’edificazione della chiesa iniziò nel 1495 mentre la sua consacrazione risale al 1504. Nel ‘600, per volere di Urbano VIII Barberini iniziarono, invece, i lavori di ampliamento e restauro del complesso.
Durante la visita nel cuore antico di Palestrina, incontreremo anche la Chiesa di Sant’Antonio Abate e il convento carmelitano del XVII secolo. Inoltre, possiamo imbatterci nell’austera e sobria Chiesa di Santa Croce e il Monastero delle clarisse risalente al 1565 e consacrata nel 1570. Infine, una visita merita la Chiesa di Santa Lucia, il cui aspetto esterno è semplice, ma nasconde al suo interno ricche e suggestive decorazioni.
Grazie alla sua vicinanza a Roma, Palestrina è una tra le mete turistico-culturali più apprezzate e frequentate. Inoltre, i pregevoli monumenti dislocati nelle vicinanze, accrescono notevolmente l’interesse per questa splendida cittadina laziale.

CASTELLO DI MIRAMARE (Antonella Giroldini)

Il Castello di Miramare, circondato da un rigoglioso parco ricco di pregiate specie botaniche, gode di una posizione panoramica incantevole, in quanto si trova a picco sul mare, sulla punta del promontorio di Grignano che si protende nel golfo di Trieste a circa una decina di chilometri dalla città. Voluto attorno alla metà dall’Ottocento dall’arciduca Ferdinando Massimiliano d’Asburgo per abitarvi insieme alla consorte Carlotta del Belgio, offre la testimonianza unica di una lussuosa dimora nobiliare conservatasi con i suoi arredi interni originari.

Il Castello di Miramare e il suo Parco sorgono per volontà dell’arciduca Massimiliano d’Asburgo che decide, attorno al 1855, di farsi costruire alla periferia di Trieste una residenza consona al proprio rango, affacciata sul mare e cinta da un esteso giardino.

Affascinato dall’impervia bellezza del promontorio di Grignano, uno sperone carsico a dirupo sul mare, quasi privo di vegetazione, Massimiliano ne acquista vari lotti di terreno verso la fine del 1855. La posa della prima pietra del Castello avviene il 1° marzo 1856. Alla Vigilia del Natale del 1860 Massimiliano e la consorte, Carlotta del Belgio, prendono alloggio al pianoterra dell’edificio, che a quella data presenta gli esterni del tutto completati, mentre gli interni lo sono solo parzialmente, in quanto il primo piano è ancora in fase di allestimento.

Il palazzo, progettato dall’ingegnere austriaco Carl Junker, si presenta in stile eclettico come professato dalla moda architettonica dell’epoca: modelli tratti dai periodi gotico, medievale e rinascimentale, si combinano in una sorprendente fusione, trovando diversi riscontri nelle dimore che all’epoca i nobili si facevano costruire in paesaggi alpestri sulle rive di laghi e fiumi.

Nel Castello di Miramare Massimiliano attua una sintesi perfetta tra natura e arte, profumi mediterranei e austere forme europee, ricreando uno scenario assolutamente unico grazie alla presenza del mare, che detta il colore azzurro delle tappezzerie del pianoterra del Castello, e ispira nomi e arredi di diversi ambienti.

La realizzazione degli interni reca la firma degli artigiani Franz e Julius Hofmann:
il pianoterra, destinato agli appartamenti privati di Massimiliano e Carlotta, ha un carattere intimo e familiare, il primo piano è invece quello di rappresentanza, riservato agli ospiti che non potevano non restare abbagliati dai sontuosi ornati istoriati di stemmi e dalle rosse tappezzerie con il simboli imperiali.

Il Parco di Miramare, con i suoi ventidue ettari di superficie, è il risultato dell’impegnativo intervento condotto nell’arco di molti anni da Massimiliano d’Asburgo sul promontorio roccioso di Grignano, che aveva in origine l’aspetto di una landa carsica quasi del tutto priva di vegetazione.

Per la progettazione, Massimiliano si avvale dell’opera di Carl Junker, mentre per la parte botanica si rivolge inizialmente al giardiniere Josef Laube, sostituendolo in seguito con Anton Jelinek, già partecipante alla famosa spedizione della fregata “Novara” intorno al mondo.
Grossi quantitativi di terreno vengono importati dalla Stiria e dalla Carinzia, e vivaisti soprattutto del Lombardo Veneto procurano una ricca varietà di essenze arboree e arbustive, moltissime delle quali di origine extraeuropea.

I lavori, avviati nella primavera del 1856, sono seguiti costantemente da Massimiliano, che non smetterà di interessarsi al suo giardino anche una volta stabilitosi in Messico, da dove farà pervenire numerose piante.

Nella zona est prevale la sistemazione “a bosco” che asseconda l’orografia del luogo: alberi alternati a spazi erbosi, sentieri tortuosi, gazebi e laghetti, ripropongono i dettami romantici del giardino paesistico inglese.

La zona sud ovest, protetta dal vento, accoglie aree geometricamente impostate, come nel caso del giardino all’italiana antistante al “Kaffeehaus” o delle aiuole ben articolate intorno al porticciolo.

Il Parco di Miramare, che nelle intenzioni del committente doveva essere una stazione sperimentale di rimboschimento e di acclimatazione di specie botaniche rare, è un complesso insieme naturale e artificiale: in esso è possibile ancor oggi respirare un’atmosfera intrisa di significati strettamente legati alla vita di Massimiliano, e cogliere al contempo il rapporto con la natura che è proprio di un’epoca.

Nel Parco si segnalano in particolare: le sculture prodotte dalla ditta berlinese Moritz Geiss; le serre, con vetrate che si aprono nell’originale struttura in ferro; la “casetta svizzera” ai margini del “Lago dei cigni”; il piccolo piazzale con i cannoni donati da Leopoldo I re dei Belgi; la cappella di San Canciano con un crocifisso scolpito con il legno della fregata “Novara”, dedicato nel 1900 a Massimiliano da suo fratello Ludovico Vittore.

UN GIORNO A PALERMO (Antonella Giroldini)

Se siete di passaggio a Palermo, come è capitato a noi , non scoraggiatevi riuscirete comunque a fare un bel giro.

Palermo è una città con uno dei centri storici più grandi d’Europa (pensate che si estende su una superficie di quasi 2,5 km quadrati) e varrebbe la pena soggiornarvi qualche giorno in più per poter scoprire la grande varietà di monumenti e luoghi affascinanti che ospita e che offre ai viaggiatori.

Palermo è la capitale dell’arte arabo-normanna, simbolo della convivenza armoniosa di stili e culture diverse che qui si ritrovarono fianco a fianco tra XI e XIII secolo.

Da non perdere assolutamente quindi la celebre Cappella Palatina, all’interno del Palazzo dei Normanni, oggi sede dell’Assemblea Regionale Siciliana. La piccola Cappella, realizzata a partire dal 1130 per volontà del re normanno Ruggero II, è uno scrigno prezioso dove convivono in perfetta armonia elementi latini, arabi e bizantini. Vi consiglio di soffermarvi con calma per apprezzare nel dettaglio gli splendidi mosaici realizzati da maestri arrivati appositamente da oriente, oppure il meraviglioso soffitto in legno della navata centrale, decorato in stile islamico e realizzato da artigiani arabi.

Terminata la visita della Cappella Palatina vi suggerisco di iniziare una bella passeggiata lungo il Cassaro, l’arteria stradale più antica della città, tracciata già in epoca fenicia e che oggi è una lunga strada affiancata da infiniti palazzi nobiliari settecenteschi e ottocenteschi. Passerete subito sotto Porta Nuova, una delle antiche porte della città, realizzata nel XVI secolo per celebrare l’arrivo a Palermo dell’Imperatore Carlo V.

Proseguite verso il mare e, dopo pochi minuti di cammino, troverete alla vostra sinistra l’imponente e magnifica Cattedrale di Palermo. Antica moschea più grande della città, fu riconvertita in cattedrale nel 1185 e rappresenta oggi uno dei simboli di Palermo. Meraviglioso l’esterno, in calda pietra calcarea che si illumina di rosso al tramonto, la cattedrale arabo-normanna ha subito vari rifacimenti nel corso dei secoli ma ha mantenuto fino ad oggi il suo stile unico e affascinante; non perdetevi la zona esterna delle absidi, con le sue splendide decorazioni bicrome di matrice islamica. Alla cattedrale si accede tramite un monumentale portico d’ingresso quattrocentesco. L’interno del monumento probabilmente lascia un po’ delusi, perchè è la parte che ha subito più profonde modifiche ed è stato trasformato, alla fine del XVIII sec., in una severa e spoglia cattedrale neoclassica. Da visitare all’interno la zona delle Tombe Reali che ospita, tra gli altri, i sarcofagi di Enrico II e Federico II; la cappella, a destra dell’altare, dedicata a Santa Rosalia, che custodisce le reliquie della santa patrona di Palermo; e infine, in una delle cappelle laterali della navata sinistra, troverete il monumento funebre di Padre Pino Puglisi, il sacerdote, oggi beato, ucciso dalla mafia nel 1993.

Usciti dalla Cattedrale, continuate la vostra passeggiata e scendete fino ai Quattro Canti, centro esatto dell’antica città dentro le mura, incrocio tra le due strade principali di Palermo: il Cassaro e via Maqueda. In un trionfo della teatralità barocca, i Quattro Canti celebrano il potere regio che sottomette la natura ed è a sua volta sottomesso al potere divino. In una concezione fortemente simbolica, al primo livello troviamo le quattro stagioni, al secondo livello si impongono le figure di quattro sovrani spagnoli e nell’ultimo livello vi sono le statue delle quattro sante palermitane.

Svoltate adesso a destra e vi trovate in Piazza Pretoria, suggestiva piazza racchiusa tra un vecchio palazzo nobiliare, il palazzo del municipio e le due imponenti chiese di Santa Caterina d’Alessandria e San Giuseppe dei Teatini, E’abbellita dal 1573 da una sontuosa fontana a vari ordini di conche, arricchita da decine di statue di animali fantastici e figure allegoriche. Vista la nudità delle statue, che probabilmente creò un forte scandalo tra i palermitani e tra le suore del vicino convento, la fontana e l’intera piazza sono comunemente conosciute dai palermitani come piazza e fontana “della vergogna”.

Proseguite ancora di pochi metri nella stessa direzione e arriverete in piazza Bellini, che ospita due gioielli dell’arte arabo-normanna a Palermo: la famosa chiesa della Martorana e la vicina, meno famosa, chiesa di San Cataldo. La Martorana, fondata nel 1143, rappresenta con le sue cupolette rosse, uno dei simboli della città. Passate attraverso la torre campanaria di stile islamico ed entrate a dare un’occhiata, rimarrete rapiti dal fascino di una piccola chiesa dove mosaici bizantini del XII secolo e affreschi e stucchi barocchi si fondono in totale armonia.

A questo punto, avrete visto i luoghi simbolo della città e la vostra passeggiata per Palermo può prendere due direzioni diverse; potrete continuare a scendere verso il mare e arrivare alla bella Piazza Marina che vi porta poi, attraverso Porta Felice, alla passeggiata a mare del Foro Italico con il vicino, affascinante, antico porticciolo della città, la Cala.

Oppure, se preferite avere un assaggio della Palermo ottocentesca del liberty, risalite verso via Maqueda e vi ritroverete i suoi due simboli più eleganti: il Teatro Politeama e il Teatro Massimo.

Qualunque sia la direzione che darete alla vostra visita,
non rinunciate a una passeggiata in uno dei mercati storici della città.
Capo, Ballarò e Vucciria
offrono uno spaccato imperdibile di Palermo,
un eccezionale caleidoscopio di colori, profumi, sapori e voci.
Lasciatevi avvolgere dall’atmosfera esotica di questi luoghi
a due passi dalla principali vie cittadine ma che sembrano
così lontani nello spazio e nel tempo.

Un consiglio: il mercato della Vucciria,
reso celebre dal famoso dipinto di Renato Guttuso,
purtroppo è oggi quello meno vivo dei tre mercati.
Meglio una passeggiata al Capo, dove potrete approfittare
per visitare la chiesa dell’Immacolata Concezione al Capo,
gioiello del barocco siciliano
o una passeggiata tra le bancarelle di Ballarò,
dove immancabile è un’occhiata alla chiesa di Casa Professa.
Se volete vedere la Vucciria meglio le ore mattutine,
quando ancora potrete trovare esposti
i celebrati banchi di frutta, verdura e pesce.

ESCURSIONE IN CATAMARANO ALLA RISERVA DELLO ZINGARO (Antonella Giroldini)

Se siete a San Vito lo Capo non potete perdere la escursione l’ escursione in catamarano per la Riserva dello Zingaro. Si effettua due volte al giorno, o al mattino dalle 9.30 alle 13.30, o nel pomeriggio dalle 15.00 alle 19.00.

Si parte dal piccolo molo turistico, il molo subito alla sinistra della spiaggia di San Vito lo Capo. Lasciati gli ormeggi è subito avventura!
L’ intera escursione si effettua molto vicini alla costa, sia nella navigazione che nelle soste per lo svolgimento delle attività di snorkeling.

 

Finita di costeggiare la bianchissima spiaggia di San Vito lo Capo, definita la “Perla bianca della Sicila”, appena dopo Punta Levante, incontreremo una delle torri saracene presenti lungo la costa: Torre Scieri. Poco più avanti apparirà la Tonnara del Secco e costeggiando il Firriato rallenteremo alla sua estremità per ammirare uno dei posti più suggestivi del territorio: il Lago di Venere. Passata la Torre ‘Mpiso (altra torre saracena) e il sottostante omonimo villaggio inizierà la Riserva dello Zingaro che subito ci mostrerà la sua prima Cala: Cala Tonnarella dell’Uzzo, successivamente Cala Torre dell’Uzzo. Lungo la Riserva, in funzione delle condizioni meteo-marine ci fermeremo per la prima sosta ad ammirare le bellezze che si offrono a noi sopra e sotto il mare, infatti, a disposizione dei nostri ospiti, (e quindi per chi non ha la propria attrezzatura) vi saranno delle maschere e delle pinne per svolgere attività snorkeling.

Dopo aver dedicato 30/40 minuti a questa attività si prosegue l’escursione visitando tutte le calette della Riserva, tra le più note: Cala Beretta, Cala del Varo, Cala dello Zingaro, i Faraglioni dei Leoni, Cala Marinella.

Già da questa si avvistano i Faraglioni di Scopello e la sua Torre, che si ergono sul mare quasi a proteggere la Tonnara di Scopello e il sovrastante paese. Qui si potrà  fare la nostra seconda sosta snorkeling.

Alla fine delle attività ci viene anche offerto del buon vino bianco siciliano con dei salatini e dell’ottimo formaggio.