Agadir (Antonella Giroldini)

Sorge in una baia riparata dai venti, bordata da 9 km di splendide spiagge sabbiose . Nella sua storia c’è un prima e un dopo, lo spartiacque essendo costituito dal catastrofico terremoto del 29 febbraio 1960 che distrusse l’80% dell’abitato uccidendo 15.000 persone. Da allora la città è risorta come stazione balneare; anzi in breve , come capitale del turismo balneare in Marocco, sosta quasi immancabile nei viaggi dei tour operator di buona parte del mondo.

Le rovine della kasba ad Agadir (Antonella Giroldini)

Alle rovine della kasba si giunge per un ripido viottolo che si stacca dalla strada per Essaouira . Eretta nel 1540, a 261 m di altitudine a dominio dell’oceano , da Mohammed ech – Cheikh come base per l’attacco contro la fortezza portoghese, nel 1752 fu ricostruita e vi fu insediata una guarnigione di turchi.

IL RIF (Antonella Giroldini)

E’ di straordinario interesse ambientale a giustificare questo itinerario da Tetouan a Oujda: 533 km complessivi cui vanno aggiunti altri 45 km di deviazioni dalla strada principale per raggiungere Chefchaouen.

Il termine Rif , che designa le montagne dallo stretto di Gibilterra alla foce del uadi Moulouya, fa in realtà riferimento a due entità distinte: i rilievi fra Tangeri e  Chefchaouen e il Rif propriamente detto. Quest’ultima sezione, che nel suo più accidentato raggiunge cime di notevole altezza, costituisce un autentica barriera montuosa che segna peculiarmente il carattere della regione.

La macchia sopra i villaggi è sfruttata per pastorizia , con la tendenza al nomadismo che si accentua nelle zone occidentali più umide ma perde la sua ragion d’essere salendo in altezza compaiono le cedraie. Gli insediamenti tradizionali sono costituiti da abitazioni con tetti spioventi rivestiti di tegole, separate l’una dall’altra da piccoli frutteti. Le case sono costruite di mattoni di argilla e intonacate di calce, o, non di rado protette da uno strato di terra perfettamente fuso con il colore del paesaggio estivo. In alta montagna le case presentano talora un piano di legno che ricorda quello di certe costruzioni dell’Europa del Nord.

 

Elias Canetti ” le voci di Marrakech”

..c’è aroma nei suk, e freschezza, e varietà di colori. L’odore, che è sempre piacevole, cambia a poco a poco secondo la natura delle merci. Non esistono nomi, ne insegne, e neppure vetrine. Tutto ciò che vi vende è in esposizione. Non si sa mai quanto costeranno gli oggetti, ne essi hanno infilzati i cartellini  dei prezzi, ne i prezzi sono fissi…

….i suoi costumi mi erano estranei come la sua gente . A ciascuno capita di imparare nel corso di una vita qualcosa su tutti i paesi e su tutti i popoli, ma quel poco lo smarii nelle prime ore…..

……quando si viaggia si prende tutto come viene, lo sdegno rimane a casa. Si osserva, si ascolta, ci si entusiama per le cose più atroci solo perchè sono nuove. I buoni viaggiatori sono gente senza cuore…

si può anche salire sul tetto e di colpo vedere innumerevoli tetti a terrazza della città. Si ha l’impressione di una spianata, e tutto sembra fatto di ampie gradinate . Vien da pensare che si può passeggiare sopra l’intera città. i vicoli non sono un ostacolo, non si vedono, si dimentica la loro esistenza. I monti di Atlante risplendono vicini, e si potrebbe scambiarli per una catena delle Alpi se la loro luce non fosse più fulgida e non vedessimo tutte quelle palme tra i monti della città.

i minareti che si innalzano qua e là non sono come i nostri campanili. sono anch’essi slanciati ma non finiscono a punta, hanno la stessa lunghezza in basso come in alto , e ciò che conta è la piattaforma su in cima, da dove giunge l’invito alla preghiera. Assomigliano piuttosto a dei fari, nei quali però dimora una voce.

sopra i tetti delle case si svolgono le manovre di un’intera popolazione di rondini. e’ come una seconda città; solo che in essa la vita è tanto rapida quanto è lenta nelle strade degli uomini.

….con le donne accade qualcosa di analogo: quando esse camminano come sacchi informi loungo i vicoli , non nsi scorge ne si intuisce nulla, e presto ci si annoia di occuparsene e di dover ricorrere all’immaginazione . Si rinuncia alle donne. ma si rinuncia a malincuore; così, quando poi una donna ti appare alla finestra e addirittura ti parla , e china leggermente il capo e non va più via, come se da sempre ti avesse atteso qui, una che poi continua a parlare quando le volti le spalle e ti allontani piano piano , una che parlerà, non importa se tu ci sei oppure no, che sempre ti parlerà , non importa se tu ci sei oppure no, che sempre ti parlerà , che parlerà sempre a tutti, quella donna, allora, diventa un miracolo, un’apparizione, e sei propenso a considerarla più importante di tutto ciò che pure varrebbe la pena di aver visto in questa città….

FES (Antonella Giroldini)

Immagine 135

 

Terza città del Marocco per popolazione, conserva la sua secolare importanza politica e soprattutto una preminente influenza sulla cultura e sulle arti marocchine, anche per il tramite dell’antica università: prima capitale islamica del paese, continua a essere per molti versi la capitale spirituale e religiosa

Place des Alaouites è una vasta spianata sulla quale si l’accesso principale al Palazzo Reale. Bei giardini, delimitati da alte mura, la fiancheggiano sul lato occidentale.

Immagine 141

Il Palazzo Reale spicca nella grande piazza con le sue grandi porte dorate realizzate fra il 1969 e il 1971. Include svariati mechouar, un complesso di edifici di epoca diversa tra cui una medersa merinide, vasti giardini.

La Grande Rue des Merinides è il quartiere ebraico sorto dopo la fondazione di Fes. Bab Smarine , imponente porta a volte multiple ricostruita nel 1924, rappresenta il vero accesso al quartiere di Fes. Al di sotto, all’interno  di antichi silos merinidi, si tiene un mercato.

Immagine 150

Place Pecha el – Baghdadi, cinta da alte mura, costituisce la cerniera tra Fes el – Jedid e Fes el- Bali. La kasba en – Nouar, dei fiori, o kasbadei Filala , a nord – est della piazza, di fondazione almohade, trae nome dalle genti del Tafilalt sostenitrici del primo sovrano alouita, Moulay er Rachid. A pianta pressoché triangolare, è difesa da torri di guardia angolari e da bastioni tardo settecenteschi. Nelle mura che la circondano si apre la monumentale Bab ech- Chorfa, davanti quale si tiene un quotidiano mercato delle pulci.

Immagine 170

Fes el- Bali . l’itinerario si dipana nell’intreccio dei vicoli della medina, la cui intatta struttura  – in gran parte risalente al XII secolo- rispecchia la complessità di una città mussulmana nell’età d’oro dell’islam. Il variegato e brulicante universo di mestieri si anima sempre più avvicinandosi alla moschea Karouin, principale luogo santo e fulcro della cittadina. Per il giro ci vuole circa mezza giornata .

Immagine 175