RAMA (Antonella Giroldini)

Può un luogo farti conoscere le tue radici?

Questo mese voglio parlarvi di un libro che vi accompagnerà a vedere i luoghi da una prospettiva differente, in pieno stile Travel Coaching.

Rama antica città celtica – Piemonte megalitico tra storia e leggenda – Edizioni l’età dell’Acquario.

Poco più di 150 pagine, che partono dall’intuizione di Barbadoro “senza la conoscenza delle nostre radici siamo impreparati ad affrontare il futuro che ci attende” . Parole che mi hanno spinto ad andare oltre l’ovvio ed a far emergere quanto c’è sullo sfondo.

Prima alcune domande di attivazione

Conosciamo le nostre radici?

Siamo sicuri che la storia che ci è stata narrata sulla base delle informazioni fornite dalla cultura in cui siamo nati e cresciuti sia quella vera e che rispecchi il nostro vero sentire e la nostra natura?

In questi ultimi due anni un po’ per scelta e po’ per necessità ho viaggiato solo sul territorio nazionale, scoprendo e visitando luoghi per me inusuali. Quest’ estate sulle tracce di storie e ricordi famigliari ho scelto un territorio piemontese, la Val di Susa. Da questa prima visita è scaturita una forte curiosità per quei luoghi e per la loro storia.

Visitando la valle ho notato la presenza di reperti simili a quelli della tradizione celtica come i menhir, i dolmen e le ruote solari. L’incontro con questi luoghi e con le loro tradizioni mi ha risvegliato la curiosità e a domandarmi: come sono arrivati i megaliti in Piemonte? Quei reperti così simili a quelli presenti in Bretagna da quali popoli sono stati portati? E soprattutto sono stati portati da qualcuno o sono frutto di un antico sapere delle popolazioni autoctone del luogo?

Rispondendo a questa suggestione, mi sono messa alla ricerca di un testo che mi parlasse del legame tra Celti, Druidi ed i territori Piemontesi. Ed è così che questo libro è arrivato.

In questo testo, Giancarlo Barbadoro, archeologo indipendente, negli anni ’70, indaga l’origine dell’Europa e del Piemonte, chiedendosi se la nostra storia sia così come ce la siamo fino ad ora raccontata o se le nostre origini provengano da un popolo misterioso, i Celti, scomparso nel nulla ma che ha lasciato vistosi indizi della presenza: i reperti megalitici.

Seguire la metodologia con cui Barbadoro dipana la sua ricerca è come seguire un filo conduttore che può portare anche il viaggiatore a trovare la chiave di incredibili scoperte che riguardano sé stesso e la sua storia.

Partendo da suggestioni e narrazioni il viaggiatore, stimolato e disposto a partire, grazie all’incontro con i luoghi e i territori, scopre elementi che caratterizzano l’ambiente circostante e che catturano la Sua attenzione.

Nel viaggio in Travel coaching questo passaggio equivale all’accensione dei propri desideri e l’attivazione verso nuove modalità di viaggio.

Diventa così possibile per ognuno di noi partire, così come fa Barbadoro, da un mito, per poi scoprire che il mito nasconde e/o svela qualcosa di reale.  Siamo disposti a farsi che i miti ci suggeriscano, nuove mete che una volta raggiunte e vissute nel contattato pieno dei nostri 5 sensi ci facciano scoprire una uova narrazione di noi stessi.

Partendo da una leggenda popolare, Barbadoro, indaga sulla reale esistenza di una fantomatica città del Piemonte, Rama, scomparsa secoli orsono e relegata, secondo l’archeologia tradizionale, a puro frutto della fantasia popolare ( un pò come Atlantite o Avalon ).

Seguendo miti e leggende Barbadoro scopre che le “Mura di Rama” esistono davvero in Val di Susa sul Roccia Melone!

Secondo la leggenda, la città di Rama è legata al mito di Fetonte, una creatura semidivina che in tempi molto antichi precipitò dal cielo. Lo smeraldo che adornava la sua fronte si staccò cadendo sulla terra. Altre creature semidivine lo raccolsero modellandolo in forma di coppa. Questa coppa rappresentava l’allegoria della conoscenza, Il suo smarrimento rappresenta lo smarrimento umano. Questa coppa altro non è che la coppa del Graal (che viene dall’acronimo GRAAL, Gnosi Recepta Ab Antiqua Luce, ovvero “conoscenza ricevuta da una luce antica” ) che, molti secoli più tardi, nella città di Camelot in Armonica, re Artù cercò di ritrovare, aiutato dal druido Merlino e dai dodici cavalieri che riunì in cerchio attorno alla Tavola Rotonda”.

Le leggende, quindi, narrano che Rama fu uno dei luoghi dove venne conservato per un certo periodo il Graal.

Da Travel Book Coach ti invito a fermarti un’attimo ed ascoltare cosa ha attivato in te la lettura di questo mito. Se potessi partire oggi per la Val di Susa, quali emozioni ti accompagnerebbero? Cosa ti piacerebbe scoprire, percepire o semplicemente vivere?

Nel secolo scorso i dati raccolti confermarono l’esistenza di Rama, una città megalitica che si ergeva sulle falde della montagna del Roc Maol, l’antico monte Rocciamelone. Nella Valle di Susa, di questa antica città rimangono ancora molte testimonianze megalitiche, tuttora visibili. Dappertutto esistono dolmen e menhir di ogni dimensione, in valle e sulle pendici del monte Musinè.

A Villar Focchiardo si può osservare una grande pietra coricata su cui sono state raffigurate le tre fasi di luna. Nella stessa zona, a San Didero, esiste il complesso megalitico delle ruote solari. Sulle pendici del Musinè è stata trovata una stele di cospicue dimensioni raffigurante una dea madre.

Sul pianoro denominato Pian Focero, o anche “il piano dei fuochi”, è stato rinvenuto un tempio solare, dove i druidi andavano ad osservare le stelle. Con l’avvento dei Romani il culto antico legato alla ruota d’oro si concentrò nel labirinto del tempio sotterrane, le cui grotte si estendevano su un’area compresa tra la Val di Susa e il fiume Po. Secondo la leggenda, il culto druidico avrebbe quindi continuato a persistere in queste grotte e sarebbe ancora presente ai giorni nostri.

Molto probabilmente dietro questi miti arcaici vi sono anche le ragioni storiche e culturali che hanno contribuito a fare di Torino la città del Graal. Non c’è quindi da stupirsi che le credenze medievali indichino il nascondiglio del Graal proprio nel sottosuolo torinese. Esiste anche la credenza popolare secondo cui nelle statue che adornano la chiesa della Gran Madre di Torino, sul Po, sono celati elementi simboli segreti, la cui decifrazione consentirebbe di individuare il luogo esatto della città dove è nascosto il Graal.

Il libro termina con schede informative che consentono di individuare con facilità le zone di interesse dei megaliti del Piemonte, che non rimane che andare a scoprire.

Come diceva il mio amato padre…

“studia, leggi, ma non dimenticare di andare a vedere con i tuoi occhi se quello che ti hanno raccontato è così come dicevano…

E se la leggenda del Graal, i simboli della Gran Madre di Torino, e i dolmen vi hanno incuriosito … la Val di Susa è una meta che vi potrà regalare un viaggio alla scoperta delle radici ancestrali che risuonano dentro ogni viaggiatore Dis – orientato.

Ti è piaciuto questo libro?

Di tute le informazioni che hai letto quali ti sono rimaste più impresse?

Quali hanno attivato in te il desiderio di partire?

Prova a metterle nero su bianco sul tuo quaderno di viaggio e, osservandole, rispondi a questa domanda: cosa potrò ricevere della mia storia dal mio viaggio in Val di Susa?

Lo sapevi he LiLaLand ha creato un viaggio di soli 5 giorni in questa valle?

Il nome di questo viaggio è…

Rama: quando il sogno diventa realtà

Un percoso magico e mistico per svelare le risorse e sbloccare il potenziale che ti permetterà di realizzare il tuo sogno.

Continua a seguirci per scoprire prima di tutti quando partirà questo viaggio magico e nel frattempo Il libro di Barbadoro ti potrà sicuramente accompagnare nella tua preparazione.

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La cucina piemontese: piatti tipici di Torino e ristoranti migliori

piatti tipici di Torino sono sostanziosi ed elaborati. La varietà di pietanze che la cucina tradizionale piemontese offre al mondo è dovuta al fatto che la più umile tradizione contadina è stata arricchita di sapori ed ingredienti nobili, nel tempo in cui la famiglia reale dei Savoia si è stabilita in città.
Gli ingredienti raffinati più utilizzati sono il cioccolato, le nocciole, il marsala (per lo zabaione), tartufo e soprattutto la carne. È famosa quella di fassone, protagonista di molti gustosi piatti.


Tra quelli più gustosi assaggiati in Val di Susa

Bônèt

Passiamo ai dolci… e quindi come non citare il bônèt, dolce tipico torinese? Si tratta di un budino di antichissima tradizione piemontese. Il bônèt viene servito rigorosamente freddo ed è preparato con amaretti, cacao, latte, uova, rum e ricoperto di caramello… insomma, un dessert succulento!
Anticamente, veniva fatto in casa dalle nonne a base di Fernet (amaro), poiché quest’ultimo facilita la digestione. È perfetto da servire come ciliegina sulla torta dopo un pranzo ricco, magari sulla tavola imbandita in occasione di festa.

Vitello Tonnato

Un piatto antico e italianissimo che ci riporta immediatamente ai mitici anni Ottanta, periodo storico in cui era “l’antipasto per eccellenza” di qualunque pranzo o cena di festa. Nonostante il suo aspetto un po’ vintage, però, il vitello tonnato sta tornando decisamente di moda. Si tratta di una ricetta piemontese, di origine povera, nata probabilmente nel Cuneese all’inizio del XVIII secolo, ma la paternità del piatto viene rivendicata pure dalla Lombardia, dal Veneto e dell’Emilia. Si realizza con uno specifico taglio di carne, il girello di fassone, che viene prima marinato nel vino bianco, insieme agli odori (carota, sedano, cipolla e alloro), e poi lessato in acqua con il suo liquido di marinatura; una volta a cottura, la carne viene tagliata a fettine sottili, generosamente ricoperta con una salsa a base di tonno sott’olio, capperi, acciughe e tuorli sodi, e servita ben fredda come entrée o secondo piatto. Una curiosità: la ricetta originaria non prevedeva la presenza del tonno (probabilmente l’aggettivo “tonnato” stava ad indicare “cucinato alla maniera del tonno”); quest’ultimo fa la sua comparsa nella versione moderna della ricetta, ovvero quella proposta dal celebre Pellegrino Artusi nel suo libro Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene del 1891.

SUSA (Antonella Giroldini)

Gioiello delle Alpi Cozie, Susa è il fulcro dell’intera Valle che prende il nome proprio dalla città, la quale è capace di soddisfare egregiamente anche il turista più diffidente.

Tantissime le attrazioni artistiche e storiche, così come gli itinerari escursionistici e quelli ciclabili… per non parlare dell’enogastronomia!

Iniziamo col citare alcuni degli edifici storici della città, come il Castello della Contessa Adelaide e il Forte della Brunetta, la Torre del Parlamento e l’intero Borgo dei Nobili, che era abitato dalla nobiltà giunta a Susa al seguito dei Savoia.

Da visitare inoltre durante il soggiorno a Susa:

  • La Basilica di San Giusto, divenuta cattedrale nel 1772, costruita a Susa per volontà del marchese di Torino Olderico Manfredi, consacrata nel 1027 e divenne monastero benedettino.
  • Il Museo Diocesano di Arte Sacra. Situato presso la chiesa del Ponte, è tra i più importanti e significativi musei dell’arco Alpino che raccoglie ed espone collezioni d’arte datate tra il VI e il XIX sec.

Se poi volete conoscere le montagne che circondano la città, non avrete che l’imbarazzo della scelta: innumerevoli i sentieri che vi condurrano alle cime più conosciute e amate dai valsusini, primo tra tutti il Rocciamelone, ma anche il Sentiero Balcone GTA a forma di anello, il Sentiero dei Franchi e il Percorso 3V, e itinerari che interessano diversi altri comuni della Valle.

motociclisti che vogliono arrivare al Passo del Moncenisio fanno spesso e volentieri tappa a Susa, magari per un aperitivo prima di fare ritorno a casa. I locali e i ristoranti della città infatti sanno esattamente come esaltare profumi e sapori della Valle, ve ne accorgerete certamente.

SACRA DI S. MICHELE (Antonella Giroldini)

La Sacra di San Michele è un’antichissima abbazia costruita tra il 983 e il 987 sulla cima del monte Pirchiriano, a 40 km da Torino. Riconosciuto monumento simbolo della Regione Piemonte e anche il luogo che ha ispirato lo scrittore Umberto Eco per il best-seller Il nome della Rosa. Dall’alto dei suoi torrioni si possono ammirare il capoluogo piemontese e un  panorama mozzafiato della Val di Susa.  All’interno della Chiesa principale della Sacra, risalente al XII secolo, sono sepolti membri della famiglia reale di Casa Savoia.

Dedicata al culto dell’Arcangelo Michele, difensore della fede e popolo cristiano, la Sacra di San Michele s’inserisce all’interno di una via di pellegrinaggio lunga oltre 2000km che va da Mont Saint-Michel, in Francia, a Monte Sant’Angelo, in Puglia.

Religione, storia, arte e cultura, alla Sacra di San Michele, si mostrano agli occhi di visitatori di ogni età con grande impatto e immediatezza.

Ci si gode anzitutto il percorso nel verde e, a mano a mano che si sale, lo splendido panorama e l’imponente massiccio della facciata. Una volta raggiunto l’ingresso dell’Abbazia, la Sacra è pronta a svelare alcuni dei suoi elementi più suggestivi: la statua di San Michele Arcangelo creata dallo scultore altoatesino Paul dë Doss-Moroder, lo Scalone dei Morti con il Portale dello Zodiaco e la leggendaria Torre della Bell’Alda.

Durante le visite speciali del primo sabato del mese (al momento sospese) si possono ammirare anche  il museo del quotidiano che raccoglie oggetti d’uso di altri tempi, la biblioteca che conta circa 10.000 volumi, le antiche sale di Casa Savoia e, ancora, sepolcri, archi, portali e opere pittoriche da scoprire, accompagnati dai fedeli volontari.