IL MASCHIO E’ INUTILE – Telmo Pievani

Non è più tempo di certezza. Una volta, nella mitica savana del Pleistocene, i maschi cacciatori facevano i maschi e le fammine, o almeno così ci hanno raccontato. Adesso è tutto più disordinato. Iruoli si invertono, si mescolano, si tramutano, si camuffano. Ma in fondo stiamo soltanto copiando ciò che l’evoluzione, nella sua esuberante diversità di soluzioni sessuali, ci insegna da sempre. In natura,sappiamo, c’è di tutto: eterosessualità, omosessualità. Altro che essere “contro – natura”….

……In tutto questo fervore creativo di comportamenti sessuali differenti, in natura il sesso debole è quello maschile, non cìè piùdubbio. Il futuro evolutivo è donna….

…i genetisti hanno scoperto che i cromosomi maschili sono forse in fase di decadimento, sono più fragili, più pèiccoli. Il maschio si starebbe biologicamente estiguendo per conto suo e fra non molto anche le femmine dei primatitroceranno soluzioni alternative

…per i maschi si profila una paradossale occasione di riscatto. In natura non tutto serve a qualcosa…ma noi sappiano che nella storia l’inutilità si è rovelata spesso come un serbatoio di cambiamento….

……quando il contesta cambia, l’inutile passa al contrattacco

legami estremi

…la sua vita è racchiusa in due valigie: in una tiene pochi vestiti e qualche oggetto personale, nell’altra quello che gli occorre per il suo lavoro: centinaia e centinaiadi metri di cavi d’acciaio. grazie ai quali ogni giorno quasi due milioni di persone nel mondo possono passare da una sponda all’altra di un fiume, per andare verso ospedal, scuole e campida coltivare. occhi curiosi, voce sveglia e serena, idee chiare e e contagiuose: ecco l’identikit di Toni Ruttimann, nato nel 1967 a Pontresina, nel Canton Grigioni. Lo chiamabi il Suizo, lo svizzero, gli abitanti di decine di villaggi nell’America Latina. per loro Toni è l’uomo che costruisce i ponti. Un eroe invisibile, solitario e silenzioso, senza patria e senza stipendio, che in meno di 25 anni ne ha fatti nascere più di 650, alcuni anche per 200 metri, utilizzando i cavi dismessi dalle funivie elvetiche….

…..là ho toccato con mano la sofferenza, e ho capito quanto i ponti siano generatori di vita, speranza, opportunità. un ponte può ridare un futuro alle persone e così ho deciso quale sarebbe diventata la mia passione..

…..la mia famiglia è il villaggio che mi ospita, i miei parenti diventano i campesinosche mi offrono un lettoe dividono il loro pasto con me….

….nella mia vita sono sospeso, proprio i ponti che costruiamo…

…quando qualcuno mi chiede chi me lo fa fare, rispondo che non lo so, citando ciò che un khmer ha scritto di nascosto nel cemento armato di un ponte cambogiano : NESSUNO CAPISCE IL MIO CUORE E I MIEI SENTIMENTI; QUESTO PONTE E’ IL LUOGO CHE AMO…

Torino jazz festival – 28 Maggio 2015 / Martedì 2 Giugno 2015

 

 

 

 

DSC_2245

Per motivi personali mi trovo a Torino dal 30 maggio al 1 giugno 2015 e scopro per l’ennesima volta una città piena di vita e di avvenimenti interessanti….siam in pieno Jazz Festival.

DSC_2244

 Il Torino Jazz Festival – un grande racconto sul jazz e le sue atmosfere, dove si incontrano musica, arte, danza, teatro, libri e tanto altro – quest’anno è in contemporanea  con l’Expo di Milano e il settantesimo anniversario della Liberazione, quando il jazz tornò nel nostro Paese dopo i veti contro la musica nera posti dal fascismo.

DSC_2255

Il festival si apre il 28 maggio al Museo Egizio con il Sonic genome Project di Anthony Braxton. Dal 29 maggio al 1 giugno, in piazza San Carlo, nei consueti concerti gratuiti, si esibiscono: Hugh Masekela, Fabrizio Bosso e Randy Brecker. Si vola poi in oriente con lo spettacolo degli Shibusa Shirazu  e si cambia emisfero con il pianista Omar Sosa e il suo Quarteto AfroCubano.

Nello stesso periodo, per i palati fini, i concerti pomeridiani a pagamento propongono: James Newton, fiore all’occhiello della rassegna, che presenta la sua Passione Secondo Matteo, una produzione originale in esclusiva mondiale. Seguono Danilo Rea plays Strayhorn e David Murray, che sale sul palco assieme alla Lydian Sound Orchestra. Nel festival c’è spazio anche per la classe di Ron Carter, lo storico contrabbassista, e per una rassegna di concerti al nuovo auditorium del grattacielo San Paolo.

Il 2 giugno si tiene infine la consueta grande festa jazz, dal pomeriggio a notte fonda. Sul palco i maestri della Juilliard School e gran finale con una vera leggenda musicale e cinematografica: The Original Blues Brothers Band.

Ma il festival non si ferma qui. Oltre i concerti, presentazioni di libri e conferenze al Circolo dei lettori, una rassegna cinematografica in collaborazione con il Museo del Cinema, l’arte giovane del progetto Ars Captiva e le jam session notturne del Jazz Club Torino con i trombettisti Terell Stafford e Valery Ponomarev. La parte off, affidata al Fringe, offre un cartellone che da solo è un festival nel festival: tra gli artisti Bojan Z, Andy Sheppard, Francesco Bearzatti, Gavino Murgia, e i musicisti del festival X-Jazz di Berlino.

 DSC_2231

DSC_2233
Bello passeggiare per le vie di Torino con questa allegra atmosfera e vedere questa elegante città pervasa da un brivido e da emozioni e vibrazioni musicali….
DSC_2246
A presto bella e viva Torino!!!
DSC_2262

IL POTERE DEI SOGNI di LUIS SEPULVEDA ( Antonella Giroldini)

viaggiando in lungo e largo per il mondo ho incontrato magnifici sognatori, uomini e donne che credono con testardaggine nei sogni. Li mantengono, li condividono, li moltiplicano. Io umilmente, a modo mio, ho fatto lo stesso….

Charles Bukowski …(a volte le parole di qualcun altro ti dicono come stai…di Antonella Giroldini) …

addi in uno dei miei patetici periodi di chiusura. Spesso, con gli esseri umani, buoni e cattivi, i miei sensi semplicemente si staccano, si stancano: lascio perdere. Sono educato. Faccio segno di sì. Fingo di capire, perché non voglio ferire nessuno. Questa è la debolezza che mi ha procurato più guai. Cercando di essere gentile con gli altri spesso mi ritrovo con l’anima a fettucce, ridotta ad una specie di piatto di tagliatelle spirituali. Non importa… Il mio cervello si chiude. Ascolto. Rispondo. E sono troppo ottusi per rendersi conto che io non ci sono. – Charles Bukowski – Official Italian Profile

Il Pianoforte di Torino a disposizione dei passeggeri (Antonella Giroldini)

liquida_it_

Dal 12 febbraio nella stazione di Torino Porta Nuova è stato messo a disposizione dei passanti un pianoforte: come dice un cartello sullo strumento “Play me, I’m Yours” (Suonami, sono tuo), chiunque può suonarlo come e per quanto tempo vuole. L’idea, promossa da Grandi Stazioni a Torino e in altre città italiane, da Milano a Venezia, riprende l’iniziativa ideata nel 2008 a Birmingham dall’artista britannico Luke Jerram di posizionare i pianoforti in luoghi pubblici, invitando le persone a suonarli. Da allora l’idea è stata riproposta in 46 città in tutto il mondo, con oltre 1.300 pianoforti messi a disposizione in parchi, stazioni ferroviarie, strade, piazze e fermate degli autobus.

Incuriosita da un articolo sulla Stampa di qualche mese prima decido di fermarmi a guardare. L’esperienza è davvero piacevole!

Ho un po’ di tempo prima di andare in Radio ad assistere alla trasmissione di Maurizio Condemi e decido  sbirciare. L’esperienza è piacevole! Rimango più di un oretta a leggere un libro con la musica più disparata a farmi compagnia.

IMG_4246

Il pianoforte a muro spuntato qualche giorno fa a Porta Nuova, resterà lì per sempre. È questa l’idea di Grandi Stazioni, visto il grande successo che ha avuto lo strumento. «L’entusiasmo dei torinesi nel suonare ed accogliere il piano ha sorpreso anche noi – dicono da Grandi Stazioni -. L’abbiamo noleggiato per un anno, ma abbiamo deciso di non toglierlo più. È un esperimento che ha meravigliosamente funzionato».

L’idea nata sette anni fa al musicista inglese Luke Jerram ha contagiato tutto il mondo. Da New York a Parigi, dal Perù all’Australia, gli «street piano» con il cartello «Play me, I’m Yours!» sono stati avvistati in 45 città, e ad oggi se ne contano 1300, alcuni dei quali decorati da artisti locali. Sono stati installati in parchi, mercati, strade, piazze, traghetti. Numero di persone stimato che l’ha suonato o ascoltato almeno una volta: sei milioni.

In Italia Grandi Stazioni l’ha portato a Venezia Santa Lucia, Roma Tiburtina, Milano Centrale e Torino Porta Nuova. La prossima settimana tornerà a Firenze Santa Maria Novella e arriverà a Napoli. Torino in questi giorni si è letteralmente innamorata di questo pianoforte nero. C’è chi viene apposta nell’atrio per regalare ai passanti un brano di Bach o Beethoven, e chi prima di salire sul treno si stupisce ancora. C’è chi si esercita o vuole imparare, chi dedica melodie a fidanzate o amici, e ci sono artisti esordienti che aggiungendo una chitarra improvvisano un mini concerto per il pubblico.

Su Facebook e Twitter è stato un tam tam di condivisioni e di gente che si è data appuntamento a Porta Nuova. «Bellissima iniziativa», scrive Giusi, «che fa emergere il talento nascosto dei musicisti più timidi», prosegue Carlo. «Prendersi cura di lui è un po’ come prendersi cura della città», twitta Marta. «Questo pianoforte fa bene alla salute – sorride un giovane pianista, Marco Signoritti -, sia a chi regala delle melodie ai passanti distratti e di fretta, sia a chi le riceve. Grazie a questo strumento, il programma della tua giornata cambia improvvisamente per qualche minuto».

Ho un po’ di tempo prima di andare in Radio ad assistere alla trasmissione di Maurizio Condemi e decido di fermarmi a sbirciare. Rimango più di un oretta a leggere un libro con la musica più disparata a farmi compagnia.