IL SANTUARIO SANTA MARIA DEL CANNETO (Antonella Giroldini)

Nei pressi del santuario, alle sorgenti del Melfa, nel 1958 furono rinvenuti i resti di un tempio dedicato alla dea Mefite, con monete ed ex voto fittili risalenti al III secolo a.C.
                                                   
Nel 1974, a meno di un chilometro dal centro abitato, in località Casa Firma furono rinvenute alcune sepolture con vasellame e una piccola moneta divisionale, oltre ai resti di un pavimento in mattoncini a spina di pesce: il tutto probabilmente appartenente a una villa rustica romana risalente all’epoca tardo-imperiale.

Il Santuario di Canneto (nome ufficiale Basilica pontificia minore di Maria Santissima di Canneto) sorge nel territorio di Settefrati a 1030 m s.l.m., a circa 10 chilometri di strada carrozzabile dal centro del paese. L’attuale edificio di culto conserva scarsissime testimonianze delle epoche precedenti.

La facciata della Basilica in pietra con ingresso centrale e due entrate laterali. Dinanzi alla facciata si apre un portico con cinque arcate e campate voltate a crociera. Il portone principale è inquadrato dalla cornice del vecchio portale, realizzata durante i restauri del 1857, con un’ epigrafe in latino che documenta quei lavori, posta sull’architrave. La sopraelevazione centrale della facciata è sormontata da un timpano, recante al centro lo stemma della basilica. Il portone principale, realizzato nel 2015 in bronzo, riporta in rilievo la statua della Madonna di Canneto venerata dai pellegrini

La facciata risale agli anni venti del secolo scorso, e tutto il resto del santuario è stato completamente rifatto negli anni settanta, con una linea architettonica che ha dato luogo a molte polemiche circa l’effetto devastante che l’insieme rappresenta per il paesaggio.

Altri interventi (abside e trono marmoreo della Madonna) erano stati effettuati nel secondo dopoguerra. Nel piano sotterraneo del santuario sono conservati pochi elementi architettonici del secolo scorso, tra cui il vecchio portale di ingresso su cui un’iscrizione tramanda la memoria del rifacimento compiuto nel 1857 per la munificenza del re Ferdinando II di Borbone, e una discreta collezione di ex voto.

La statua della Madonna di Canneto

Molto più antica è la statua di legno di tiglio, rivestita più recentemente da un manto di seta ricamato in oro e incoronata con una corona d’oro, anch’essa recente. Il Bambino è tenuto a sinistra. Secondo gli studiosi la statua, che in origine aveva una postura seduta in trono e teneva il Bambino al centro, potrebbe risalire al XII o XIII secolo ed essere inquadrata nell’arte medievale abruzzese.

La proibizione di spostare la statua, sancita dalla leggenda del Capo della Madonna e dell’appesantimento, e quindi dell’espressa volontà della Vergine di non essere allontanata da Canneto, fu interrotta nel 1948, quando fu portata in pellegrinaggio nei paesi disastrati dagli eventi della guerra, quasi a confortare le popolazioni. Una seconda peregrinatio si è avuta nel 2000 in occasione del Giubileo del 2000 e la terza importante dal 27 settembre 2014 al 26 luglio 2015 quando la Vergine Bruna ha attraversato tutte le parrocchie della Diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo e alcune parrocchie che partecipano al pellegrinaggio del 22 agosto della diocesi di Isernia-Venafro.

Il pellegrinaggio al santuario di Canneto si svolge durante tutta la buona stagione, e tocca il suo culmine ad agosto. Il 18 agosto una riproduzione della statua viene portata in processione da Settefrati al santuario, per tornarvi il 22, sempre processionalmente.

A parte le visite individuali, i fedeli, per antica tradizione, giungono a Canneto organizzati in “compagnie”, precedute dai loro stendardi, più o meno numerose (da poche decine fino a 400 o 500 membri). Provengono dai paesi del Cassinate, del Sorano, della province di Roma, Latina, Caserta, Isernia, L’Aquila. Alcune arrivano a piedi, lungo i sentieri dei monti; di recente il pellegrinaggio a piedi ha conosciuto un certo revival, anche ad opera delle nuove generazioni.

Il pomeriggio del 21 agosto tutte le compagnie presenti sfilano in una grandiosa processione eucaristica che si reca verso le sorgenti del Melfa. Dal 21 pomeriggio comincia il ritorno verso casa: quelle che passano da Settefrati la mattina del 22 sono solite sfilare anche in paese recandosi nella chiesa parrocchiale. In passato i pellegrini compivano nel santuario o nei dintorni diversi rituali, oggi presenti in forma residuale, ma non scomparsi del tutto.

All’arrivo molti usavano fare gli ultimi metri in ginocchio, e quando lasciavano la chiesa camminavano a ritroso per non voltare le spalle alla Vergine. Altre consuetudini erano da una parte la ricerca delle “stellucce” della Madonna alla sorgente di Capodacqua, dove si diceva ci fossero le schegge che l’anello della Signora aveva lasciato a contatto con la roccia, quando aveva fatto sgorgare l’acqua, e dall’altra la “comparanza” che si acquistava immergendosi con i piedi nell’acqua e compiendo alcuni gesti e formule predefiniti e recitando il Pater, Ave, Gloria tenendosi per mano. A questa pratica, a testimonianza di quanto fosse radicata nelle popolazioni, allude in una sua poesia Libero de Libero.  Queste usanze sono in genere documentate dal racconto degli osservatori o dalle disposizioni delle autorità ecclesiastiche che manifestano una certa preoccupazione per gli aspetti superstiziosi e paganeggianti di alcune di esse.

I pellegrini provenienti dall’area sorana associavano la venerazione della Madonna di Canneto con quella di San Domenico di Sora, popolarmente definiti fratello e sorella. Le spoglie di San Domenico, custodite sulla sponda del Fibreno, venivano visitate sulla via del ritorno: questo itinerario è testimoniato anche da una pagina di Cesare Pascarella che sottolinea gli aspetti pittoreschi dell’abbigliamento.

La Valle di Canneto, fitta di boschi prevalentemente di faggio, nella sua parte più alta è zona di riserva integrale del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

Rappresenta una propaggine della Valle di Comino incuneata tra i contrafforti del Massiccio del Meta, e costituisce un percorso naturale dall’area laziale del bacino del Liri verso il bacino del Sangro, in Abruzzo, e, attraverso l’altopiano del Meta, verso il bacino del Volturno in Molise.

Questa posizione ottimale come via di transito ha fatto sì che la  valle assumesse fin dall’epoca pre-romana un ruolo importante per la confluenza e gli scambi delle popolazioni di ambedue i versanti dell’Appennino: ruolo accentuato dalla presenza di miniere di ferro il cui sfruttamento, iniziato nell’antichità, è proseguito fino alla metà del XIX secolo.

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anto1973giroagiroldini

e come dice una mia amica ..ti rispecchia in pieno ;) Io "DONNA" Non leggo istruzioni. Schiaccio pulsanti finchè funziona. Non ho bisogno di alcool per essere imbarazzante. Mi riesce senza! Se fossi un uccello saprei già a chi cagare addosso! Non sono bisbetica, sono emozionalmente flessibile! Le parole più belle al mondo ? " vado a fare shopping" Non ho difetti! Sono "effetti speciali"! Donne devono avere l'spetto di Donne non di ossa rivestite! Non è ciccia! E' superficie eroticamente utilizzabile. Pertdonato e dimenticato? Non sono nè Gesù nè ho l'Alzheimer! Noi donne siamo angeli e se ci rompono le ali continuiamo a volare- su scopa!Perchè siamo flessibili. Quando Dio ha creato gli uomini ha promesso che uomini ideali si sarebbero trovati ad ogni angolo e poi ha fatto la terra rotonda. Sulla mia lapide deve essere inciso: Non fare quella faccia, anch'io avrei preferito essere stesa in spiaggia! E già, Noi Donne siamo uniche

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