Le forme di ceramica e cartapesta cadono e si gonfiano, si accalcano e si inclinano, si afflosciano e si appoggiano indolenti: possiedono una pesantezza palpabile e uno straordinario fascino tattile. Abbarbicate su tavoli, sedie e divani, o svettanti come escrescenze maligne, sembrano indefinibili nella forma come pensieri e contorte come formazioni geologiche, e trasmettono nella loro composizione un senso di esuberanza improvvisata. Pur essendo a volte inquietanti, le sculture di Hutchins sprigionano uno humor ed una tenerezza che scaturiscano dai materiali che l’artista inserisce nelle sue installazioni: vestiti scartati- indossati un tempo da Hutchins, da suo marito o da una delle sue figlie – ritornano spesso nelle installazioni, così come vari mobili che fungono da piedistalli o da elementi per composizioni scultoree. Le poltrone, i divani e gli oggetti che popolano le sculture di Hutchins provengono spesso dalla casa dell’artista e sono segnati da anni di uso. L’artista sostiene che il lavoro è motivato soprattutto da preoccupazioni personali: è un documento della sua vita intima, incapsulata negli oggetti di tutti i giorni e nelle sue sculture – un microcosmo in cu spazio domestico e presenze arcaiche sembrano poter convivere.
Il suo lavoro, infatti, allude a culture antiche e forme archetipiche, spesso mediante titoli che suggeriscono una sensibilità erudita e si scontrano con una natura sciatta e disordinata dalla sue forme scultoree.