Subiaco (Antonella Giroldini

Il borgo medievale cinto da monti boscosi, è arroccato nella valle dell’Aniene. Il nome ha origine dal latino ” Sublaqueum”, termine indicante la grande villa di Nerone che si specchiava in un lago artificiale; ancora oggi, sulla riva destra del fiume – alle porte dell’abitato – si riconoscono resti di un complesso termale e, sulla riva sinistra, pochi avanzi di ninfeo , relativi entrambi alla residenza neroniana .

Subiaco è meta di pellegrinaggio per l’opera di S. Benedetto  da Norcia e dei suoi monaci. Qui , alla fine del V secolo il giovane Benedetto si ritirò nella grotta oggi nota come Sacro Speco; convinto a lasciare l’eremo dopo tre anni, dalla sorella gemella scolastica, dettò le regole fondamentali dell’ordine benedettino.

Domina la cittadina la Rocca abbaziale , castello medievale costruito tra il 1703 e il 1077dell’abate Giovanni V e, dopo terremoti ed eventi bellici, restaurata radicalmente ne 1476 dal cardinale spagnolo Rodrigo Borgia che la fortificò e vi risiedette. Restauri radicali furono compiuti nel ‘700 e oggi la Rocca è sede di un centro di studi benedettini, conserva affreschi di Liborio Coccetti e degli Zuccari. Poco lontano, nei pressi della piazzetta della Pietra Sprecata, si trova la neoclassica chiesa di S. Maria della Valle, sul cui altare maggiore è posta una venerata immagina quattrocentesca.

La cattedrale di S. Andrea nella piazza omonima, è una costruzione neoclassica eretta tra il 1766 e 1789 e conserva, nell’abside, un Crocefisso ligneo del ‘500.

 

 

Rocca dei Borgia a Subiaco (Antonella Giroldini)

La Rocca abbaziale, anche detta “Rocca dei Borgia”, fu costruita verso la fine dell’XI secolo dall’abate Giovanni V. Fu concepita come castello feudale, allo scopo di instaurare il dominio monastico su Subiaco; per questo sorse sulla cima di una collina, in una posizione dalla quale fosse possibile tenere sotto controllo l’intero castello sublacense e in particolare i ribelli. Fu munita di fortificazioni, carceri, una torre di avvistamento, stanze, appartamenti e una piccola chiesa dedicata a San Tommaso.
La costruzione subì danni a causa del terremoto nel 1349, venne saccheggiata e danneggiata anche dai sublacensi e per molti anni non fu abitabile.
Nel 1476 la Rocca fu restaurata dal card. Rodrigo Borgia, che la dotò inoltre di una torre quadrangolare munita di merlature, feritoie, carceri e trappole, allo scopo di difendere la parte più antica della costruzione. Il card. Rodrigo e la sua famiglia abitarono alla Rocca e, secondo alcuni storici, qui nacquero nel 1476 e nel 1480 Cesare e Lucrezia Borgia, figli di Rodrigo e della sua amante Vannozza Caetani.

Dopo il card. Rodrigo la Commenda passò al card. Giovanni Colonna e ad altri membri del suo casato. Durante il dominio della potente famiglia, a causa dei rapporti difficili con la Santa Sede, Subiaco fu teatro di scontri fra gli eserciti e la Rocca fu in parte demolita dall’esercito pontificio.
Nel 1778 l’architetto Pietro Camporese, per volere di Pio VI, effettuò dei lavori di restauro che però eliminarono gli elementi che rendevano la Rocca un castello medievale: la torre venne dimezzata, eliminata la trappola e le carceri; il nucleo occidentale venne dotato dell’imponente orologio. La costruzione diventava così un palazzo moderno, adatto a essere utilizzato come residenza dell’abate commendatario. Vi alloggiarono anche i papi Pio II, Pio VI, Gregorio XVI e Pio IX.

Dopo la soppressione della Commenda (1915) la Rocca abbaziale venne affidata all’abate di Santa Scolastica e non fu più usata come residenza.
L’intero complesso architettonico è costituito da tre fabbricati distinti, diversi anche per epoca di costruzione. Salendo al secondo piano dell’edificio centrale si raggiungono le sette camere che costituiscono gli appartamenti Braschi. Gli affreschi che ricoprono le pareti delle prime tre sale riproducono i Castelli Abbaziali, risalgono alla seconda metà del Settecento e sono opera di Liborio Coccetti e dei fratelli Zuccari. La quinta camera, cui si accede attraverso un transetto, era la sala del trono dell’abate commendatario. Delle decorazioni e dei dipinti originari, oggi restano gli affreschi della volta, dove si trova il trionfo di Pio VI, circondato da sette figure allegoriche rappresentanti la Pace, la Giustizia, la Fede, la Fortezza, la Sapienza, la Purezza e la Prudenza. Sotto il cornicione si può ammirare una serie di scene del Vecchio Testamento.

La settima camera era la camera da letto dell’abate. È divisa in due ambienti; nel primo sono presenti, oltre al trionfo di Pio VI, affreschi di motivi mitologici e sacri e tre piccoli affreschi riproducenti   Gesù che conferisce il primato a San Pietro, Gesù che cammina sulle acque e San Pietro che risuscita un morto. Nel secondo ambiente, dove si trovava il letto dell’abate, si trova una splendida volta impreziosita da nove affreschi tra i quali spicca, al centro, la Gloria di Dio e dei Santi.


Dalla sala del trono si scende al primo piano dell’edificio, dove si trovano gli appartamenti Colonna-Macchi e la cappella palatina. Nel salone Colonna, anche detto salone “dei banchetti”, si trova una volta affrescata con al centro uno stemma in pietra del casato.
Scendendo ancora alcuni gradini si accede alle stanze restaurate dall’ultimo commendatario, il card. Luigi Macchi. Da queste si raggiunge la cappella palatina, ottagonale, in stile neoclassico-barocco, con presbiterio quadrato. Al centro di una cornice a raggiera si trova un quadro della Madonna del Buon Consiglio, alla quale la cappella è dedicata. Sull’altare in marmi policromi un ciborio in marmo giallo è impreziosito da lapislazzuli e smeraldi. Il card. Macchi fece restaurare la cappella nel 1899, come ricorda l’epigrafe marmorea sulla porta, coronata da uno stemma del commendatario.