Villa Metafora – Andrea De Carlo ( Antonella Giroldini)

 ..Poi in quel luglio infuocato del 2005 gli era capitato di osservare dal mare Villa Metaphora, e benchè versasse in uno stato di penoso abbandono, se ne era innamorato a prima vista, come potrebbe succedere con una donna difficile dalle qualità straordinarie . E’ così che è nata la faccenda: un sentimento che diventa un idea che diventa un dato di fatto che si concatena ad altri dati di fatto, diventando più complicato e pesante a ogni passaggio….IL BARONE DIEDE ALLA RESIDENZA IL NOME DI VILLA METAPHORA, CONSIDERANDOLA UN’ALLEGORIA DEL CONTINUO ALLONTANARSI DELL’OGGETTO DI OGNI DESIDERIO ….

……Lascia qui il rumore del mondo, per tornare al suono dei tuoi pensieri…

…da dispensatore di attenzione è diventato un mendicante di risposte, intrappolato in un reticolo di troppe parole, troppi gesti, troppe richieste di contatto. E più si rendeva conto di quello che succedeva, più ha profuso sforzi, ottenendo alla fine solo saturazione, mancanza di effetto..

…ha ormai migliaia di casi in archivio, … Il fatto è che non c’è incoraggiamento, pressione, esempio, sollecitazione , allenamento, insistenza, che possa servire a cambiare un carattere o una predisposizioni. Cero, chiunque è in grado di modificare temporaneamente il proprio modo di fare, per accontentare qualcuno…L’altro registra i cambiamenti, ne gioisce, va a raccontarli in giro, se ne vanta, li celebra. Si sente una persona fortunata e speciale, attribuisce i risultati alla propria capacità di comprensione, alla propria dolcezza o fermezza, alla propria pazienza, alla propria costanza. Peccato che i cambiamentinon siabo affatto tali, ma semplici adeguamenti momentanei dettati da ragioni opportunistiche…Appena la minaccia è passata. la femmina è conquistata….Unico vero mododi cambiare una persona è cambiarla, nel senso di sostituirla con un altra …..

….il fatto è che proprio non ha la natura dell’animale da branco

Viaggiare ( Antonella Giroldini)

…si torna a casa. Molti amici mi chiedono come mai non mi stanco di viaggiare tanto e spesso così lontano. Ci si stanca invece a casa , nella propria città e nel proprio mondo, stritolati da assilli e doveri trafitti da mille frecce quotidiane banalmente velenose, oppressi dagli idoli della propria tribù. Inoltre è a casa che si gioca , in bene e in male, la vita, la felicità e l’infelicità, la passione e il destino…

…il viaggio, anche il più appassionato, è sempre pausa, fuga, irresponsabilità, riposo da ogni vero rischio. Si torna dunque a casa, al mondo adulto, serioso, invadente….

…ad ogni viaggio, ad ogni partenza, alcuni sensi si acuiscono e altri si ottundono. Ad assopirsi sono le antenne della sospettosa e ansiosa sorveglianza quotidiana, di solito pronte a registrare i segnali di tutto ciò che può minacciare l’ordine e il dominio dal piccolo mondo in nostro potere; partire è anche lasciarsi andare, mollare la zavorra, socchiudere gli occhi come quando si guarda il sole, pigliare quel che viene. Si risveglia la percezione dei colori, degli odori, della superficie liscia o ruvida delle cose, di dettagli anche insignificanti. Una città si rivela pure nel riverbero delle sue nuvole, nella qualità della sua luce, nell’indugiare dei suoi tramonti o nel precipitare del suo buio.