nessuna delle piccole meraviglie del mio viaggio in Europa fa scoprire che il mondo poteva essere tanto vario da originare modi diversi di fare in pratica le stesse identiche cose, tipo mangiare e bere e acquistare biglietti per il cinema. Mi affascinava come gli europei potessero essere tanto uguali tra loro a tal punto da risultare al contempo universalmente intellettuali e celebrarli, guidare auto minuscole e vivere in piccole case di città antiche, amare il calcio, essere relativamente così poco materialisti e rispettosi delle leggi, avere alberghi con camere gelide e locali dove bere e mangiare in un atmosfera intima e invitante – pur rimanendo così eternamente sorprendentemente diversi. Amavo l’idea che in Europa non ci fosse nulla di definitivo. Mi affascina ancora quella sensazione di non sapere mai cosa potrebbe accadere. …
non riesco a pensare a nient’altro in grado di dare piacere più grande di quel senso di infantile stupore che si prova in un paese dove ci si sente ignorati quasi su tutto. All’improvviso si torna bambini. L’intera esistenza di una persona diventa un susseguirsi di interessanti quesiti….
