…. tra le pagine che ho trovato queste parole di Khalil Gibran:
La mia casa mi dice:” Non lasciarmi, perché qui dimora il passato”. E la strada mi dice : Vieni e seguimi, perché sono il tuo futuro”. E io dico alla casa e alla strada: “Non ho passato, non ho futuro. Se resto, c’è un andare nel mio rimanere; e se vado, c’è un restare nel mio andarmene. Solo l’amore e la morte mutano tutte le cose”.
Le cose magiche, le cose che stupiscono, che lasciano il segno accadano quasi sempre dalla nostra comfort zone.
“Una nave in porto è al sicuro, ma è per questo che le navi sono state costruite” (John A. Shedd)
“Porto con me le ferite di tutte le battaglie che ho evitato” (Fernando Pessoa)
Dovevo avere il coraggio di partire, andare nel mondo in cerca della mia famiglia, non quella biologica, quella elettiva.
“C’è un momento in cui la giovinezza si perde. E’ il momento in cui si perdono gli altri. Bisogna saperlo accettare. Ma è un momento duro”. (Albert Camus)
Lasciare gli affetti, allontanarmi dalle persone a cui ero legato era difficile, mi creava un disaggio profondo, che cresceva quando chi era intorno a me mi diceva: ” Chi ti credi di essere? Pensi di essere meglio di noi? “.
Il mio disagio mi faceva vergognare di me stesso , mettendomi in imbarazzo , perché pensavo nascondesse l’egoismo e la presunzione di chi crede che il mondo abbia in serbo per lui qualcosa di diverso dal destino che gli è toccato per nascita.
C’è voluto del tempo per capire che il mio disagio era una forma di amore vero, reale, verso la mia persona. C’è voluto del tempo per imparare che l’egoista non è chi ama se stesso ma chi si ” occupa” solo di se stesso.
Come lui, nemmeno io mi sono fatto frenare dall’amore per i miei genitori e per gli amici. Non era solo la rabbia o la voglia di un riscatto sociale a darmi coraggio, ma il desiderio di godere, amare, respirare la vita fino in fondo.
Dovevo lasciare andare anche gli ultimi ormeggi che mi tenevano legato a una vecchia idea di me. Dovevo solo diventare ciò che ero già, anche se non era del tutto chiaro ai miei occhi .
Una volta compiuto il grande passo, ho subito capito che avrei deluso quelli che avevo intorno perché stavo diventando una persona diversa, a loro sconosciuta, lontana dall’idea che avevano di me.
Deludere chi ci vuole bene è un passo difficile da sostenere , ma in quel momento era necessario.
Ero partito come un maratoneta che correva in compagnia dei suoi amici e dei suoi familiari . Mentre correvo avevo capito di avere una buona gamba e di poter andare più veloce. Avevo deciso di seguire la mia forza. Dopo un po’ di strada mi ero accorto di aver staccato il gruppo, mi ero girato e mi ero scoperto solo. Loro erano indietro, li vedevo ridere tutti insieme , e io ero solo con me stesso. Era accaduto quello che avevo sempre temuto: la solitudine si era impossessato di me.
” tutta l’infelicità degli uomini proviene da una cosa sola: dal non saper restare tranquilli in una camera. Bisogna conoscere se stessi. E anche se questo non servisse a trovare la verità, servirebbe almeno a regolare la propria vita; e non c’è niente di più giusto. (Blaise Pascal)