Il torrente Gravina di Matera porta le sue acque al Bradano e al golfo di Taranto, La parte moderna della città sta sul ripiano; l’antica è sul ciglio e sui fianchi della gravina, divisa dalla spina su cui sorge il Duomo in conche: il Sasso Barisano a nord e il Sasso Caveoso a sud. Qui le abitazioni scoscendono in un labirintico sovrapporsi, scavate interamente o parzialmente nella rupe, talune solo con la facciata costruita in muratura, altre senza nemmeno quella, con i percorsi che portano alle dimore più in alto sul tetto delle inferiori, inconsueto e sofferto paesaggio urbano di radici antiche, le cui condizioni, forse in passato quadro accettabile di vita sociale, sono progressivamente degradate. Descritti da Carlo Levi nel suo Cristo si è fermato a Eboli, i Sassi materani, incubo della cultura meridionalista del dopoguerra, sono stati svuotati con tre apposite leggi del 1952, 1958, 1967, che trasferirono la popolazione nei villaggi appositamente costruiti di La Martella e Borgo Venusio. Per il recupero di questo patrimonio architettonico unico si è dovuto attendere una nuova legge speciale e il riconoscimento da parte dell’Unesco dei Sassi materani come Patrimonio dell’Umanità.