Deserto Giordano WADI RUM (Antonella Giroldini)

44805_1370008691079_952658_nUn cartello sull’autostrada del Deserto indica la deviazione per Wadi Rum, una delle zone più belle della Giordania. Percorso  fin dai tempi remoti e da carovanieri ( come testimoniano le iscrizioni tamudiche e babatee, le più antiche delle quali risalgono al IV secolo a. C.), attraversato da sorgenti d’acqua sotterranee che alimentano piante endemiche e arbusti selvatici. Il Wadi Rum dal 1998 è stato dichiarato area protetta della Royal Society for the Conservation of Nature e posto sotto amministrazione speciale dall’ ASEZA.  Vi si accede da Centro visitatori posto nelle vicinanze del massiccio conosciuto come i Setti pilastri della saggezza, dal titolo del libro di Lawrence d’Arabia.

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Storicamente l’area era nota come Iram, nome che in aramaico significa “alto”, probabilmente in riferimento alle cime dei massicci o alla altitudine sul livello del mare. Wadi Rum è infatti un altopiano di circa 450 km, ricco di sorgenti d’acqua, costituito da sabbia e da singolari formazioni rocciose che danno vita a scenari surreali fatti di possenti torri, di pinnacoli e guglie di arenaria che dominano i letti di antichi fiumi completamente prosciugati e che gli hanno valso i nome di “valle della luna”.

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Il paesaggio è caratterizzato da svariate tonalità cromatiche delle distese di sabbia, punteggiate dagli arbusti tipici del deserto, come l’acacia spinosa e hamada salicornica.

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Vi vivono ancora tribù nomadi beduine che conservano i valori di ospitalità . Agli ospiti di passaggio che hanno occasione di fermarsi presso la tenda verrà offerto tè preparato con le erbe del deserto, o caffè profumato al cardamomo.  Le tende sono di colore scuro , realizzate con lana di capra che reagisce alle variazioni climatiche : con la pioggia le maglie si restringono diventando una barriera impermeabile, una volta asciutte si distendono, lasciando circolare l’aria.  La tenda durante il giorno è aperta e lascia vedere i due spazi di cui si compone. A sinistra la zona riservata agli ospiti,  a destra quella riservata alla famiglia. Generalmente questa parte non è accessibile agli ospiti. Alla sera la tenda viene chiusa srotolando la parte di lana legata sul tetto.

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Le incisioni rupestri già scoperte, migliaia, solo una parte di quelle lasciate da cacciatori e nomadi che nei secoli hanno percorso questo territorio .

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I graffiti più antichi raffigurano scene di caccia con l’arco, o segnalano la presenza di sorgenti d’acqua o indicano la direzione migliore da seguire. Le iscrizioni più antiche risalgono al IV millennio a.C., quando Wadi Rum era ricco di vegetazione e di animali. Al Neolitico risalgono probabilmente le rappresentazioni di bovini e soggetti astratti, dipinti in ocra, rinvenuti nell’area di Rakahbt al – Wadak . Al 2000 a. C. e a periodi successivi vengono attribuiti le incisioni con soggetti di caccia con l’arco e figure di animali. Dal VII secolo a. C. si diffondono le raffigurazioni spesso associate a iscrizioni rupestri: la scrittura più diffusa in questo periodo è il tumudico , mentre a partire dal IV secolo a. C compare la scritta nabatea, in uso fino al II secolo risalgono, invece, le iscrizioni in cufico e seguite da quelle in arabo. Particolarmente belle le rappresentazioni di dromedari e di simboli tribali, oltre a quelle che riproducono piante di piedi e dell’eccezionale figura di una donna nell’atto di partorire.

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