Su un pianoro a metà strada tra Rocchetta Nuova e Castel San Vincenzo, a poche centinaia di metri dal quieto laghetto che indica le sorgenti del Volturno si trovano i notevoli resti dell’Abbazia di San Vincenzo. Nel Chronicon Vulturnense, codice miniato del XII secolo, si narra la vicenda dell’abbazia, che iniziò nel 702 quando tre monaci di Farf, Paldo, Tato e Taso, si insediarono presso le sorgenti del Volturno per fondarvi un oratorio. Nella prima metà del VII secolo l’Abbazia contava già 4 chiese e il suo scriptorium produsse l’evangeliario come Codex Beneventanum, Sotto la guida di Ambrogio Autperto, autore di un celebre commentario dell’Apocalisse, l’abbazia acquisì fama europea. Con l’abbate Giosuè il monastero raggiunse l’apice del suo splendore. Le guerre che sconvolsero della prima metà del IX secoloe il forte terremoto dell’847 causarono il declino del monastero.
